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L'operazione
03 Settembre 2024 - 21:28
Torna in cella Aldo Picca che era uscito dopo 19 anni
CASERTA. Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato sferrato ieri mattina dai carabinieri del Comando provinciale di Caserta: smantellato il clan Picca-Di Martino nell’ambito di una complessa indagine coordinata dalla Dda di Napoli. Ben 32 persone sono finite in manette in carcere, tra cui l’esponente di spicco Aldo Picca, 67 anni (nel riquadro della foto), considerato dagli investigatori figura di riferimento del clan omonimo. Il gip ha disposto poi gli arresti domiciliari per altri 3 e il divieto di dimora in Campania per 7 indagati. Secondo l’ipotesi accusatoria, a guidare il clan sarebbero stati Aldo Picca e il 54enne Nicola Di Martino. Sono 42 in totale le misure cautelari.
ARRESTATO ANCHE PICCA, TORNATO LIBERO DOPO 19 ANNI. Picca, già condannato a un cumulo di 61 anni di reclusione, era stato scarcerato nel 2023 dopo aver scontato 19 anni di detenzione. In passato legato alla fazione Bidognetti dei Casalesi, secondo l’ipotesi accusatoria formulata dala Procura sarebbe stato lui a guidare il nuovo clan Picca-Di Martino. Come sottolineato dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, appena uscito dal carcere, Picca non ha perso tempo e si è subito rimesso al lavoro per riorganizzare il clan. «Ha rispolverato gli stessi metodi, la stessa tecnica criminale - ha spiegato Gratteri - ma aggiornandola alle nuove tecnologie. Il clan ha da subito cominciato a concentrare le attività sul piano imprenditoriale, facendo estorsioni a tappeto su tutte le attività commerciali, che servono non solo per arricchirsi ma soprattutto per delimitare e rimarcare il territorio, come il cane che la mattina va a fare la pipì».
UN SISTEMA CRIMINALE ARTICOLATO. Le indagini hanno permesso di svelare un sistema criminale articolato e radicato sul territorio, in grado di infiltrarsi in diversi settori economici. Sempre in base all’ipotesi accusatoria, oltre alle estorsioni, il clan Picca sarebbe coinvolto in attività di intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e traffico di stupefacenti. Particolarmente significativo è emerso il ruolo centrale giocato dal clan nel traffico di droga, con acquisti ingenti che superavano il milione di euro all’anno. Ovviamente per tutti gli indagati vale la presunzione d’innocenza fino a eventuale sentenza definitiva.
UN TERRITORIO SOTTO SCACCO. L’operazione si è concentrata nei comuni di Teverola e Carinaro, considerati una «cerniera» tra le province di Napoli e Caserta. Questa zona, caratterizzata dalla presenza della zona industriale Asi, è da sempre nel mirino delle organizzazioni criminali, che cercano d’infiltrarsi nelle attività economiche.
LE ESTORSIONI AGLI IMPRENDITORI. Secondo quanto emerso dall’attività d’indagine condotta dai carabinieri casertani, «le attività illecite accertate - spiega la Procura - consistevano sia nelle estorsioni in danno di imprenditori e titolari di esercizi commerciali che nella imposizione di istituti di vigilanza privata ad attività commerciali presenti sul territorio e di slot-machine presso bar, locali e sale slot, la cui fornitura era devoluta a società a loro riconducibili o compiacenti».
LE ARMI PER DIRIMERE LE CONTROVERSIE. Il sodalizio criminale, inoltre, «disponeva di armi che servivano - si aggiunge nella nota stampa - sia quale strumento efficace di intimidazione che per dirimere controversie all’interno dei circuiti criminali». Quanto al business degli stupefacenti, il gruppo facente capo ad Angelo Picca avrebbe gestito il business della droga quasi in regime di monopolio, riuscendo nel breve tempo «a saturare di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana i territori di competenza».
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