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sanità
11 Ottobre 2024 - 09:08
NAPOLI. Il sistema sanitario campano è in grave difficoltà, secondo l'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, il settimo. I dati sono impietosi e confermano un divario sempre più profondo tra il Nord e il Sud dove la Campania, pare essere apripista ma dei pessimi risultati. Sempre più cittadini campani rinunciano alle cure mediche, circa il 7%, soprattutto per motivi economici. Il costo delle visite specialistiche e degli accertamenti è diventato insostenibile per molte famiglie, costringendole a rinunciare a controlli preventivi essenziali. Questa situazione è particolarmente grave al Sud, dove la percentuale di persone che limitano la spesa per la salute è nettamente superiore alla media nazionale.
Ci si piega alle esigenze economiche ma le conseguenze sono nefaste. Le conseguenze di queste scelte infatti si ripercuotono direttamente sulla salute dei cittadini. La rinuncia alle cure porta a un peggioramento dello stato di salute e a un aumento dei costi per il sistema sanitario nel lungo periodo. Inoltre, la Campania è la regione con l'aspettativa di vita più bassa d'Italia, un dato allarmante che riflette le carenze del sistema sanitario locale. Le stime Istat dimostrano che, a fronte di un’età media di 83,1 anni a livello nazionale (+0,5 anni rispetto al 2022), si registrano notevoli differenze regionali: dagli 84,6 anni della Provincia autonoma di Trento agli 81,4 anni della Campania, con una differenza di ben 3,2 anni (figura 3.15).
Più in generale, in tutte le 8 Regioni del Mezzogiorno l’aspettativa di vita è inferiore alla media nazionale, spia indiretta sia delle criticità dei servizi sanitari regionali, sia dell’incidenza della povertà assoluta. Uno dei principali problemi della sanità campana è ancora la carenza di personale sanitario. Medici e infermieri sono pochi e spesso sottopagati, con il risultato di un'assistenza di scarsa qualità e lunghe liste d'attesa. La fuga dei professionisti sanitari verso le regioni del Nord, dove le retribuzioni sono più alte e le condizioni di lavoro migliori, aggrava ulteriormente la situazione.
L’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga da quelle del Sud: nel decennio 2012-2021 14 Regioni, quasi tutte del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo complessivo di 14,5 miliardi, mentre Lombardia, e Veneto sono ai primi posti per saldo attivo insieme all’Emilia-Romagna. Nel 2021 su € 4,25 miliardi di valore della mobilità sanitaria, il 93,3% di quella attiva si concentra in Lombardia e Veneto oltre che in Emilia-Romagna, mentre il 76,9% del saldo passivo grava su Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo. Questo fenomeno, noto come "mobilità sanitaria", è la dimostrazione evidente delle carenze del sistema sanitario regionale e rappresenta un enorme spreco di risorse
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