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il dopo voto negli usa
07 Novembre 2024 - 09:06
Donald Trump
NAPOLI. Cosa accadrà ai mercati e all’economia globale con la vittoria di Trump? Antimo Caputo, amministratore delegato di Mulino Caputo, azienda che ha forti legami con gli Usa, non ha dubbi: «È un vento di cambiamento che punta a cambiare le regole del gioco degli scambi globali e a stringere in misura maggiore soprattutto il legame tra l’Europa e gli States. È un processo che vedrà impegnata in prima persona l’Unione europea perché le implicazioni saranno piuttosto forti: oltre a mitigare il conflitto in Ucraina, l’azione della nuova amministrazione dovrebbe tendere a migliorare i rapporti commerciali con il superamento di quelle misure protezionistiche che hanno messo a rischio i rapporti economici e politici tra le nazioni».
Per il re dell’oro bianco napoletano la risposta protezionistica ha avuto effetti controproducenti non solo per la stessa economia americana, ma è stata anche fortemente destabilizzante per gli equilibri economici internazionali. Un tema sul quale si sofferma anche Giuseppe Napoletano, amministratore di Solania, azienda conserviera di Nocera Inferiore che intrattiene buoni rapporti commerciali con gli Usa: «Per il mondo dell’export l’elezione di Trump alla più alta carica degli States può rappresentare, visti i precedenti quattro anni di trascorsi da Biden alla Casa Bianca, un ritorno al innalzamento delle barriere daziali. Le politiche inflazionistiche sottolinea l’imprenditore invocate del magnate dell’industria rischia di provocare gravi danni alle esportazioni. Di contro, un’America più forte può portare a un apprezzamento del dollaro e pertanto ad una maggiore propensione verso il potere d’acquisto degli americani. Spetterà alle autorità italiane, in primis al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, di difendere i prodotti tricolori di qualità da pericoli isolazionistici del nuovo corso americano.
Piuttosto l’Italia, insieme all’Europa, deve riuscire a recuperare un ruolo di forte mediatore e salvaguardia dei propri interessi. Da sempre il prodotto italiano non è acquistato per il suo prezzo, ma per la qualità, la storia, il know how. Tutte cose che vanno mantenute e, se possibile, migliorare continuamente. Senza dimenticare di essere competitivi. Se però pensiamo di rispondere alla guerra commerciale come singoli stati dell’Unione europea allora la partita per il Bel Paese è già persa in partenza». Sulla necessità che il nuovo corso non incrementi i dazi si sofferma Arcangelo Fornaro, imprenditore pastaio: «Già dopo il primo mandato l’amministrazione Trump elevò le prime barriere, adesso speriamo che non si verifichino ulteriori incrementi verso un prodotto che nel 2023 ha esportato pasta negli Usa per circa 247 milioni di euro e che resta l’icona del Made in Italy nel mondo».
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