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Dca, anche la Campania ha una sua legge

Il sì unanime del Consiglio regionale alla proposta della Vicepresidente Ciarambino

Dca, anche la Campania ha una sua legge

NAPOLI. «Da oggi la Campania è tra le poche regioni italiane a dotarsi di una legge per affrontare con sempre maggiore efficacia il dramma dei disturbi del comportamento alimentare, rafforzando la rete delle cure e promuovendo azioni efficaci e diffuse di prevenzione. Parliamo di anoressia, bulimia e binge eating che rappresentano un problema di sanità pubblica sempre più serio, per l'aumento esponenziale di casi dopo la pandemia e per l'esordio sempre più precoce, che coinvolge persino bambini sotto i 12 anni. Disturbi gravissimi che rappresentano la seconda causa di morte nei giovani - ha affermato Valeria Ciarambino, Vicepresidente del Consiglio regionale e componente del Gruppo Misto - Sono particolarmente orgogliosa di aver raccolto e trasformato in legge le richieste di familiari e pazienti, grazie anche al prezioso contributo di medici specialisti e di esperti, oltre che di associazioni da sempre attente alla problematica. Che la legge sia stata approvata all’unanimità è il segno che si tratta di un tema saliente e molto sentito e ringrazio tutti i miei colleghi consiglieri che hanno scelto di sostenerla. Ora le famiglie che devono combattere contro questo “mostro” e che spesso sono costrette a recarsi fuori regione per curare i propri figli, potranno trovare risposte nella nostra regione - conclude Ciarambino - Accanto al rafforzamento della rete assistenziale, la legge appena approvata prevede la realizzazione di un "percorso lilla" nei pronto soccorso per la presa in carico precoce e multispecialistica, contempla la realizzazione dei 5 livelli di cura in tutte le province campane e l'aumento di posti letti dedicati. Ma anche interventi per lo screening e la formazione che coinvolgano oltre a medici e pediatri di base, le famiglie, la scuola e gli operatori sportivi. Solo così si potrà arrivare a una diagnosi precoce che, se avviene entro il primo anno dall’esordio della malattia, è in grado di migliorare la prognosi di guarigione fino all'80% dei casi».

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