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la sentenza
30 Gennaio 2025 - 10:55
STRASBURGO. Le autorità italiane "non hanno adottato misure" per proteggere gli abitanti della Terra dei Fuochi, in Campania. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). I ricorrenti, si legge nella sentenza, erano 41 cittadini italiani residenti nelle province di Caserta e Napoli e cinque organizzazioni con sede in Campania.
Il caso "riguarda lo scarico, l'interramento e l'incenerimento di rifiuti, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, in alcune zone della Terra dei Fuochi, dove vivono circa 2,9 milioni di persone. Nell'area interessata è stato registrato un aumento dei tassi di cancro e dell'inquinamento delle falde acquifere".
"Facendo riferimento agli articoli 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo", si legge, "i ricorrenti lamentano, in particolare, che le autorità italiane erano a conoscenza della situazione, ma non hanno adottato misure per proteggerli dello smaltimento, dall'interramento e dell'incenerimento illegali di rifiuti pericolosi nel loro territorio, e che le stesse autorità non hanno fornito loro alcuna informazione in merito". Ora l'Italia avrà due anni di tempo per attuare una strategia correttiva.
Nella sentenza della Cedu, che e' definitiva, si riconosce il fatto che le autorita' italiane hanno messo in pericolo gli abitanti di una vasta area tra Napoli e Caserta dove da decenni l'interramento di rifiuti anche tossici provoca roghi dolosi e di autocombustione. Pur essendo a conoscenza della situazione, l'Italia non ha preso le dovute misure, dice la Corte, che ha stabilito che debbono essere prese immediatamente misure per affrontare in modo adeguato il fenomeno. Nello specifico, la Cedu ammette che per i residenti in quelle zone c'e' un rischio per la vita "sufficientemente grave, reale e accertabile", e anche "imminente"; e specifica che l'Italia non ha afrontato in modo adeguato il fenomeno, valutandone con ritardo e lentezza l'impatto sulla vita dei residenti, non avviando le iniziative penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti. Inoltre, era necessaria una strategia di comunicazione per informare sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi.
«SENTENZA STORICA». "È una sentenza di portata storica". Così l'avvocato Valentina Centonze che ha istruito il caso sul quale si è pronunciata la Corte europea dei diritti dell'uomo secondo cui "le autorità italiane non hanno adottato misure per proteggere gli abitanti della Terra dei Fuochi, in Campania". La sentenza, spiega Centonze, "è storica non solo perché accerta la violazione del diritto alla vita, e quindi che ci sono state delle attività omissive da parte dello Stato italiano che non ha saputo fornire adeguate tutele ai cittadini, ma anche perché sono state date delle prescrizioni allo Stato italiano. La Corte è scesa nel merito e ha individuato le attività che lo Stato dovrà approntare per garantire la tutela dei cittadini". Il ricorso è stato presentato da 66 cittadini della cosiddetta Terra dei fuochi, area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, e 5 associazioni attive sul territorio.
Oltre all'avvocata Centonze del Foro di Nola, nel collegio dei ricorrenti anche l'avvocata Antonella Mascia del Foro di Verona, l'avvocato Ambrogio Vallo del Foro di Napoli Nord e l'avvocato Armando Corsini del Foro di Napoli.
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