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06 Maggio 2025 - 16:19
Si chiama McFratm. Ed è una pizza. Fior di latte di Agerola, patate al forno, salsiccia scozzese leggermente speziata, e all’uscita dal forno, scaglie di cheddar fuso. Un abbraccio tra due terre – la Scozia e la Campania – che si incontrano in un piatto semplice, diretto, pieno di sostanza. Come lui: Scott McTominay, ormai diventato più di un giocatore per questa città. L’invenzione è di Antonio Troncone, pizzaiolo napoletano tra i più apprezzati, consulente del Gruppo Mennella di Torre del Greco e della pizzeria Carrasco di Giugliano. Un professionista che, tra impasti e forni, studia da sempre il modo in cui Napoli racconta se stessa attraverso il cibo.“Ho pensato che una pizza dedicata a McTominay dovesse essere riconoscibile subito, senza troppi fronzoli” racconta. “Doveva essere generosa, saporita, ma con equilibrio. Forte senza essere arrogante. Come il suo modo di stare in campo”.
Tutto nasce da un momento semplice, ma rivelatore: l’intervista di DAZN dopo l’ultima partita. Il commentatore chiede al centrocampista quale tra i soprannomi inventati dai tifosi preferisca – McTerminator, McDominey, altri ancora.La risposta arriva con un sorriso che ha fatto il giro del web:“McFratm. Perché Mazzocchi mi chiama così”. Da lì, il nome ha smesso di essere un soprannome: è diventato un’identità. I social hanno fatto il resto, e Napoli ha fatto ciò che fa da sempre: ha trasformato l’affetto in cultura popolare. Prima le magliette, poi i meme, ora la pizza. “La mia idea è partita da quella frase” prosegue Troncone. “Mi ha colpito perché era semplice, autentica. Qui ‘fratm’ non si dice a caso. È una parola importante. È un modo per dire: sei dei nostri”. E così è nata la Pizza McFratm, già richiestissima nei locali dove è stata inserita tra le specialità. La salsiccia, ispirata alla tradizione scozzese della Lorne, viene cotta a parte e poi sbriciolata sulla base di fior di latte e patate. A completare il tutto, una grattugiata generosa di cheddar fuso che si scioglie appena il piatto esce dal forno. Un piatto rustico, diretto, senza orpelli. Ma curato nei dettagli, come sa fare chi lavora con le mani e col cuore. N“Ho pensato anche al modo in cui mangerebbe McTominay” scherza Troncone “senza troppe cerimonie, ma con gusto. È una pizza da chiacchierata tra amici, da mangiare con le mani, magari dopo una vittoria. Ma va bene anche quando si pareggia. Perché fratm è fratm sempre”. Nei locali qualcuno già la ordina a voce bassa, come se fosse una parola magica. In altri, è comparsa la scritta su una lavagna all’ingresso. Non serve altro: chi è di Napoli ha già capito. E se è vero che a Napoli ti fanno santo solo dopo che ti hanno messo sulla pizza, allora McTominay – o meglio, McFratm – può considerarsi ufficialmente canonizzato.
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