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07 Giugno 2025 - 08:57
NAPOLI. Negli ultimi vent’anni si è ridotta di molto la mortalità per malattie cardiovascolari in Italia, ma il calo non è stato uniforme su tutto il territorio nazionale, con le regioni del Sud che hanno visto aumentare il divario con quelle del Nord, con il risultato che nel Mezzogiorno sono maggiori i ricoveri (ad eccezione per quelli per ictus dopo il 2020) e la mortalità, con più anni di vita persi, ma è più elevato anche il ricorso a cure fuori regione e persino i comportamenti sbagliati dal punto di vista della prevenzione. Lo indica il secondo rapporto del Gruppo di lavoro su “Equità e salute”' nelle Regioni dell’Istituto superiore di Sanità.
Tra i principali risultati: per quanto riguarda i ricoveri negli uomini il tasso italiano di ricovero per infarto acuto del miocardio è sceso da 270,3 nel 2010 a 208,3 nel 2023 diminuendo di circa il 20 per cento, nelle donne si è passati da un tasso pari a 109,2 nel 2010 a 71,5 nel 2023 (-34). In entrambi i sessi le regioni del Sud presentano i tassi più alti soprattutto nell’ultimo periodo. È stata inoltre analizzata la mobilità regionale per due interventi cardiovascolari per l’intervento di bypass aortocoronarico l’analisi della mobilità per macroaree territoriali mostra livelli contenuti nel Nord del Paese con un trend sostanzialmente stabile su valori intorno al 6 per cento.
Nel Sud comprese le Isole sono presenti livelli di mobilità sempre più elevati rispetto al Nord. Per quanto riguarda gli anni di vita persi per le malattie ischemiche del cuore, come l’infarto, gli uomini nel Mezzogiorno hanno registrato i tassi più alti: in Campania sono stati persi 664,4 anni di vita ogni 100.000 abitanti, in Calabria 634,0, e in Sicilia 607,6. Anche tra le donne i numeri sono significativi, con la Campania a 362,8, seguita dalla Calabria con 323,6 e dalla Sicilia con 269,9. A titolo di confronto, la media italiana è di 569,5 anni persi per gli uomini e 240,9 per le donne.
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