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02 Agosto 2025 - 09:27
NAPOLI. Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan”, arrestato il 16 luglio scorso con Pasquale Corvino dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli, resta in carcere: a deciderlo la dodicesima sezione del Riesame del Tribunale di Napoli. Schiavone è accusato per i reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed estorsione, contestati in concorso e aggravati dall’agevolazione e dal metodo mafioso. Il tutto trae origine della vendita dei terreni di fatto di proprietà della famiglia Schiavone, che però negli anni sono stati sempre formalmente intestati a prestanome.
Ivanhoe Schiavone avrebbe ammesso agli inquirenti di aver venduto in particolare un terreno perché in difficoltà economiche, ma ha negato l’estorsione nei confronti dell'affittuario del terreno. Il Riesame ha però confermato l'accusa di estorsione riqualificando il reato di riciclaggio in ricettazione aggravata, a causa dei soldi che Ivanhoe avrebbe percepito dalla vendita di un terreno situato a Grazzanisea. Ivanhoe Schiavone, fino al giorno dell’arresto, era l’ultimo dei figli maschi di “Sandokan ancora libero”: Carmine ed Emanuele Libero sono da tempo in carcere, Nicola e Walter sono in località protette come collaboratori di giustizia.
Ivanhoe Schiavone era stato Assolto nel 2015 dall’accusa di gestire il racket dei gadget pubblicitari, penne e altri prodotti. Ad accusarlo stavolta è stato l’affittuario di uno dei due terreni di Grazzanise, un agricoltore che nel 2019 allala Squadra Mobile della Questura di Caserta raccontò che Ivanhoe Schiavone aveva contattato suo figlio su Instagram, prima di dirgli che doveva lasciare il terreno senza avanzare alcuna proposta di acquisto, perché il fondo era già stato venduto ad un terza persona. Lo stesso agricoltore aveva poi detto ai carabinieri di aver consegnato una busta con dei soldi a Ivanhoe, sempre per la vicenda riguardante quei terreni.
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