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l'allarme
05 Agosto 2025 - 09:18
NAPOLI. Altri due uomini sono morti nelle ultime ore nel Casertano per infezione da West Nile (sette le vittime in totale del virus in provincia e 13 in Italia): si tratta di un 79enne di Teverola, deceduto all'ospedale di Frattamaggiore dopo essere passato per quello di Aversa, e di un 71enne di Casal di Principe morto in sala rianimazione ad Aversa. Entrambi avrebbero contatto il virus sul litorale domitio, nell'area del comune di Mondragone, dove si è registrato un alto numero di casi, che coinvolge le limitrofe zone di Baia Domizia e Cellole.
Il mistero del tasso di letalità in Campania: sottostima o età elevata? I casi del Casertano riaccendono il dibattito sulla diffusione del virus in Campania. Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del Ministero della Salute e oggi professore di Igiene all'università VitaSalute San Raffaele di Milano, ha espresso preoccupazione per lo «squilibrio del rapporto fra numero di decessi e numero di casi in Campania», che «farebbe pensare a una sottostima del numero di casi neuroinvasivi in questa region». Rezza pur riconoscendo che i casi neuroinvasivi sono generalmente i più gravi e quindi più facilmente identificabili. Tuttavia, «rimane il fatto che il tasso di letalità fra i casi campani sinora identificati appare elevato».
Situazione nazionale e focolai: La Campania tra le regioni più colpite. Il bollettino dell'Istituto Superiore di Sanità aggiornato a fine luglio riporta 89 casi totali di West Nile in Italia, di cui 40 forme neuroinvasive e 8 decessi complessivi. La distribuzione dei casi mostra una netta concentrazione tra il basso Lazio e la Campania. Nello specifico: Lazio: 58 casi (di cui 23 neuroinvasivi e 2 decessi); Campania: 16 casi (di cui 10 neuroinvasivi e 5 decessi). Globalmente, Lazio e Campania contano per 72 degli 89 casi, mentre i restanti casi sono distribuiti tra Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia e Sardegna. Rispetto al passato, quest'anno si registrano pochi casi in Pianura Padana.
La novità è rappresentata dal coinvolgimento del basso Lazio, mentre in Campania già lo scorso anno erano stati segnalati 16 casi neuroinvasivi, sebbene in province diverse. L'epidemiologo rileva che rispetto a luglio dello scorso anno, quando i casi erano 36, la stagione 2025 evidenzia una «maggiore attività virale». Le serie storiche mostrano quasi sempre un aumento dei casi nel mese di agosto, prima del declino settembrino. Tuttavia, Rezza sottolinea che è difficile fare previsioni e stimare il numero totale di persone infettate, poiché le stime dipendono dalla distribuzione per età della popolazione e da rapporti tra casi gravi e non gravi studiati in contesti diversi dall'Italia.
Prevenzione e controllo: il ruolo cruciale della disinfestazione in Campania. Rezza sottolinea che «non esiste una situazione di allarme generalizzato a livello nazionale, in quanto i focolai sono confinati in alcune aree del Paese, almeno per ora». Tuttavia, è fondamentale "esercitare il massimo sforzo nelle aree colpite (disinfestazioni, uso di zanzariere, misure di protezione individuale, e controllo delle donazioni di sangue), ma anche rafforzare la vigilanza nelle regioni apparentemente indenni. Il «controllo delle zanzare resta il cardine delle attività di prevenzione e contenimento anche nei confronti del virus del Nilo occidentale». Per la Campania, e in particolare per le province più colpite come Caserta e Napoli, questo significa intensificare le campagne di disinfestazione e sensibilizzare la popolazione sulle misure di protezione individuale per contenere la diffusione del virus.
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