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Medici di famiglia, in Campania ne mancano 652

Per evitare il collasso innalzato il numero degli assistiti da mille a 1.200. Ora si tenta la carta della riforma

Medici di famiglia, in Campania ne mancano 652

NAPOLI. Trovare un medico di famiglia in Campania, come nel resto d'Italia, sta diventando sempre più difficile. Una combinazione di fattori, tra cui pensionamenti massicci, scarso appeal della professione tra i giovani e un'inadeguata programmazione, sta creando una "tempesta perfetta" che minaccia il diritto alla cura per milioni di cittadini. Secondo un'analisi della Fondazione Gimbe, che ha esaminato i dati del Ministero della Salute e dei principali sindacati, la situazione in Campania è particolarmente critica. Oggi mancano oltre 5.500 medici di famiglia (Mmg) a livello nazionale e di questi, 652 sono carenti proprio in Campania.

Oltre la metà dei medici attualmente in servizio ha già raggiunto il numero massimo di assistiti (1.500, con deroghe fino a 1.800). I numeri della crisi. Il quadro è preoccupante e destinato a peggiorare. Pensionamenti: Entro il 2027, circa 7.300 medici a livello nazionale andranno in pensione. Pochi nuovi medici: la professione non attira i giovani. Nel 2024, il concorso nazionale per la medicina generale ha visto solo 2.240 partecipanti a fronte di 2.623 borse di studio disponibili. A questo si aggiunge un tasso di abbandono del corso di formazione pari al 20%. Sottofinanziamento: la spesa sanitaria pubblica destinata all'assistenza medico-generica è diminuita, passando dal 6,2% del 2012 al 5,2% del 2023, con una perdita di quasi 5 miliardi di euro a livello nazionale.

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sottolinea che questa «spia rossa» non è nuova per alcune regioni, ma ora si sta aggravando ovunque, inclusa la Campania. L'escamotage del governo e la riforma annunciata. Per tentare di tamponare la carenza, l'ultimo Accordo Collettivo Nazionale ha innalzato il numero di assistiti per medico, portandolo da uno ogni 1mille residenti a uno ogni 1.200. Per Cartabellotta, tuttavia, si tratta solo di un «escamotage per mascherare la carenza» e non una soluzione strutturale. Il Governo e le Regioni stanno valutando una riforma per far passare i medici di famiglia da un rapporto di convenzione a uno di dipendenza, con l'obiettivo di inserirli nelle Case di Comunità previste dal Pnrr. Tuttavia, questa proposta è stata avanzata senza una valutazione d'impatto approfondita e, secondo Cartabellotta, senza il coinvolgimento dei diretti interessati. Un avvio che, a suo dire, rischia di rendere la riforma «un fallimento annunciato».

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