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06 Agosto 2025 - 09:22
NAPOLI. Trovare un medico di famiglia in Campania, come nel resto d'Italia, sta diventando sempre più difficile. Una combinazione di fattori, tra cui pensionamenti massicci, scarso appeal della professione tra i giovani e un'inadeguata programmazione, sta creando una "tempesta perfetta" che minaccia il diritto alla cura per milioni di cittadini. Secondo un'analisi della Fondazione Gimbe, che ha esaminato i dati del Ministero della Salute e dei principali sindacati, la situazione in Campania è particolarmente critica. Oggi mancano oltre 5.500 medici di famiglia (Mmg) a livello nazionale e di questi, 652 sono carenti proprio in Campania.
Oltre la metà dei medici attualmente in servizio ha già raggiunto il numero massimo di assistiti (1.500, con deroghe fino a 1.800). I numeri della crisi. Il quadro è preoccupante e destinato a peggiorare. Pensionamenti: Entro il 2027, circa 7.300 medici a livello nazionale andranno in pensione. Pochi nuovi medici: la professione non attira i giovani. Nel 2024, il concorso nazionale per la medicina generale ha visto solo 2.240 partecipanti a fronte di 2.623 borse di studio disponibili. A questo si aggiunge un tasso di abbandono del corso di formazione pari al 20%. Sottofinanziamento: la spesa sanitaria pubblica destinata all'assistenza medico-generica è diminuita, passando dal 6,2% del 2012 al 5,2% del 2023, con una perdita di quasi 5 miliardi di euro a livello nazionale.
Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sottolinea che questa «spia rossa» non è nuova per alcune regioni, ma ora si sta aggravando ovunque, inclusa la Campania. L'escamotage del governo e la riforma annunciata. Per tentare di tamponare la carenza, l'ultimo Accordo Collettivo Nazionale ha innalzato il numero di assistiti per medico, portandolo da uno ogni 1mille residenti a uno ogni 1.200. Per Cartabellotta, tuttavia, si tratta solo di un «escamotage per mascherare la carenza» e non una soluzione strutturale. Il Governo e le Regioni stanno valutando una riforma per far passare i medici di famiglia da un rapporto di convenzione a uno di dipendenza, con l'obiettivo di inserirli nelle Case di Comunità previste dal Pnrr. Tuttavia, questa proposta è stata avanzata senza una valutazione d'impatto approfondita e, secondo Cartabellotta, senza il coinvolgimento dei diretti interessati. Un avvio che, a suo dire, rischia di rendere la riforma «un fallimento annunciato».
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