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Quelle strane alchimie delle elezioni regionali

Ora è il centrodestra a dover definire le ultime priorità

Quelle strane alchimie delle elezioni regionali

Il romanzo delle Regionali non sembra più appassionare l’elettorato. Non c’è solo il problema della Campania ma le risse, i distinguo, i colpi bassi si sono registrati finora anche in Puglia, nel Veneto, nelle Marche, perfino in Calabria. La realtà nasce oggettivamente dal peso specifico della carica di Governatore, in alcune realtà tranquillamente parametrabile a quella di un Ministro. Conosciuto il valore di quella poltrona appare difficile staccarsene. Ecco così che Giani (Toscana) ed Occhiuto (Calabria) decidono di ricandidarsi, Zaia (Veneto) e De Luca, al di là della tagliola dei due mandati, provano, fino all’ ultimo, a scendere in campo e gente come Emiliano e Vendola in Puglia cercano di essere fino in fondo della partita, candidandosi direttamente nelle liste.

Nei fatti, comunque, il labirinto appare più semplice del previsto. Nelle coalizioni si lotta seriamente per piazzare il proprio uomo nella casella vincente e dove i sondaggi parlano di sconfitta c’è spesso spazio per i partner dell’ alleanza. Appare facile, quindi, trovare più rapidamente candidati destinati semplicemente ad un radiosa disfatta, pronti magari, pochi mesi dopo, a dimettersi per altro incarico. Lo confermano le decisioni rapide che hanno caratterizzato il centrodestra in Toscana e nelle Marche ed il centrosinistra nel Veneto e in Calabria. Intendiamoci, parliamo, al momento, solo di gradimento del voto ma si tratta di numeri spesso profetici, fin troppo eloquenti . Come hanno mostrato altre realtà, lì dove si va a vincere si combatte, invece, in punta di fioretto.

Avevamo anticipato che, in Campania, il duello sarebbe stato all’ultimo assalto. Così è stato. Ma gli interessi in campo erano tali che, alla fine, anche la candidatura Fico, decisamente problematica, ha avuto, secondo le nostre stesse previsioni, tra mille resistenze, un placet più o meno universale. La Schlein brinda, quindi, al campo largo, ampiamente raggiunto dovunque, Conte può comunque rivendicare due candidature meridionali (strategica soprattutto quella in Campania), Renzi si offre alla coalizione ben sapendo che, nella sua Toscana, in Puglia, in Campania e nelle Marche ci sono serie possibilità di andare al Governo e la marginalizzazione autoimpostasi da Calenda lo porterà a diventare interlocutore privilegiato nell’area di Centro.

Ma ora è il centrodestra a dover definire le ultime priorità, a partire dal Veneto sempre più determinante nelle alchimie della coalizione, per proseguire, quindi, con la Campania. Poi, sarà il tempo delle liste. Tutto insieme, tutto d’un fiato. Un breve uragano elettorale che si abbatterà, senza entusiasmo, sul nostro Paese.

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