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salerno
11 Settembre 2025 - 12:43
Il clan Fezza-De Vivo, operante nel comune di Pagani, ha cercato di riorganizzarsi dopo un momento di affanno, anche grazie alle donne del clan, capaci di assicurare - su direttive e ordini degli elementi apicali detenuti --la sopravvivenza ed il funzionamento dell'organizzazione, in specie attraverso la gestione della cassa comune, con relativa spartizione dei proventi illeciti tra i sodali liberi e detenuti, nonche' ponendo in essere operazioni di reinvestimento e riciclaggio dei capitali. E' quanto emerge dall'inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica di Salerno che stamattina e' sfociata nell'esecuzione di 88 misure cautelari. Nello specifico 79 persone sono finite in carcere, mentre nove ai domiciliari. Tra i destinatari ci sono tre minorenni.
Le ordinanze sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Salerno ed dal Reparto territoriale carabinieri di Nocera Inferiore. Contestualmente il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo di urgenza, emesso da questa Procura, nei confronti di beni di valore, di vario genere, nella disponibilita' degli indagati, il cui possesso non risulta giustificato dalle possidenze reddituali. Agli indagati sono state contestate, a vario titolo, condotte di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione aggravata, riciclaggio, detenzione e porto illegali di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalita' mafiose, nonche' il reato di associazione per delinquere finalizzata al furto, ricettazione e riciclaggio di autovetture di grossa cilindrata.
Le indagini - che, in un'ottica di continuita', hanno seguito quelle conclusesi nel dicembre 2022 con l'esecuzione di 25 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti alla menzionata associazione camorristica - traggono origine dalle investigazioni che hanno condotto, nell'agosto 2023, alla cattura dell'ultimo degli elementi apicali del clan rimasto in liberta', Vincenzo Confessore, e alla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori, nonche' dagli approfondimenti connessi al tentato omicidio avvenuto in Pagani, nella medesima estate, ai danni di un giovane spacciatore della zona, che non si era voluto sottomettere all'organizzazione per l'approvvigionamento della sostanza stupefacente. Nella fase di ricostruzione del sodalizio, l'organizzazione - si legge in una nota stampa "ha acquisito il dominio delle piazze di spaccio organizzate da gruppi criminali autonomi sul territorio paganese, sia attraverso la fornitura diretta della droga da commercializzare, sia mediante il metodo dell'imposizione tangentizia mensile, alla quale erano costretti a soggiacere anche altri gruppi criminali dediti al furto e alla ricettazione di autovetture e motocicli, fenomeno criminale particolarmente sviluppato in quel territorio".
Il gruppo criminale ha anche esteso i suoi interessi verso i comuni dell'area napoletana di Sant'Antonio Abate e Santa Maria la Carita', finalizzata a monopolizzare il mercato degli stupefacenti anche in quelle zone. Tale circostanza ha generato fibrillazioni con gruppi malavitosi antagonisti, sfociati in plateali pestaggi o eclatanti azioni di fuoco eseguiti dalla compagine paganese. Parallelamente e' stata accertata l'esistenza di un apparato interno, qualificabile come "controllata" della piu' articolata associazione camorristica, dedito all'acquisto, allo stoccaggio e alla vendita di stupefacenti, in particolare cocaina e hashish, proveniente in elevate quantita' dall'area napoletana, destinati al rifornimento delle piazze di spaccio del territorio di influenza del clan.
Peraltro, le 'indagini telematiche" svolte dalla Squadra mobile di Salerno e dal Reparto territoriale carabinieri di Nocera Inferiore, in collaborazione con la Francia attraverso uno specifico Ordine di Indagine Europeo, hanno consentito di decriptare la messaggistica cifrata utilizzata dagli indagati per i rifornimenti dello stupefacente proveniente dal Sud America, dalla Spagna e dall'Olanda. In tale ambito, dall'esame del materiale crittografato contenuto nelle chat e' emerso come il predetto sodalizio criminale, nell'arco di 4/5 mesi, abbia movimentato circa 600 kg di hashisfi, 100 kg di marijuana e 35 kg cocaina.
Inoltre, le indagini hanno permesso di documentare un ulteriore spaccato concernente la detenzione, l'utilizzo e l'acquisto di numerose armi da guerra, tra cui fiicili Skorpion, Kalashnikov e numerose pistole, anche di fabbricazione russa. In proposito, e' stato individuato il covo in cui il clan nascondeva le armi utilizzate per compiere i vari agguati o rappresaglie, con il rinvenimento e sequestro di nr. 1000 cartucce di vario calibro, una pistola mitragliatore UZI, otto pistole e due giubbotti antiproiettile.
Infine, e' stato possibile ricostruire, tra le attivita' illecite sotto il controllo del clan, anche un settore criminale dei fi'irti dei veicoli, delle estorsioni mediante la tecnica del cd. cavallo di ritorno e del riciclaggio delle auto mediante l'alterazione dei loro parametri identificativi. L'organizzazione, in questo modo, controllava totalmente il fenomeno nell'area di riferimento, fornendo alle cd. batterie operanti la tecnologia idonea ad asportate veicoli di ultima generazione.
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