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Programma, Conte stoppa De Luca

Il governatore replica: spiegherò anche a Fico che il tempo della demagogia è finito

Programma, Conte stoppa De Luca

NAPOLI. «Per De Luca posso immaginare che il migliore sia lui, ma questo non è possibile. Bisogna concentrarsi sul lavoro per il programma, ci sono tante urgenze, Roberto Fico ha il compito di coordinare il lavoro su tutte queste priorità e confrontarsi con tutte le forze politiche della coalizione e anche con le forze sociali e i rappresentanti della società civile. Bisogna lavorare sul concreto, le polemiche sono belle per riempire qualche pagina di giornale ma non ci possono assolutamente distrarre». A dirlo è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, a margine di una iniziativa elettorale a Napoli con il candidato presidente del centrosinistra smorzando le polemiche sollevate dal presidente della Regione Campania.

Per quanto riguarda la scelta di De Luca di presentare una lista con il proprio nome nel simbolo, l’ex presidente del Consiglio taglia corto: «Non è un compito che spetta a me. Ci saranno dei tavoli che si confronteranno sulla formazione delle liste e sulle denominazioni. Tutti aspetti che verranno approfonditi ai tavoli appositi». Fico, dal canto proprio, è estremamente sintetico: «Stiamo lavorando a un programma assieme ai tutte le forze della coalizione. Il nostro obiettivo è battere la destra». Conte, dal canto proprio, viene poi incalzato sui temi nazionali.

«Più che una polemica politica è un insulto che dimostra la scarsa sensibilità istituzionale della presidente del Consiglio, che fomenta continuamente lo scontro sociale e poi si nasconde dallo scontro che lei stessa ha aizzato. La presidente del Consiglio non deve fare opere di distrazione di massa ma preoccuparsi della realtà sociale e economica del Paese. Sentire la presidente del Consiglio che dice queste baggianate e queste stupidaggini irresponsabili è davvero grave. Da Capri si rinnova il grido di allarme delle imprese e l’allarme rosso per l’economia, ma la nostra presidente del Consiglio sembra essere distratta da polemiche, accuse e insulti che lei stessa fomenta» dice commentando le ultime parole della premier Giorgia Meloni sull’opposizione.

E ancora: «Le battaglie del Movimento Cinque Stelle sono state sempre insegna della giustizia sociale. Non riesco a capire chi possa contestarci accuse del genere. Noi non abbiamo mai costruito apparati di potere fondati sullo scambio politicoclientelare. Cerchiamo di intervenire sui bisogni dei cittadini, non facciamo nessun assistenzialismo. Quello lo fa il Governo, ma purtroppo al rovescio, verso i signori della guerra, le banche, le imprese assicurative, le imprese energetiche, le multinazionali del web americane. Si inchina di fronte a questi poteri forti e questo è un assistenzialismo deprecabile perché è praticamente servilismo».


LA REPLICA DI DE LUCA. «Appoggio il centrosinistra e spiegherò a tutti, anche a Roberto Fico, che il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito. La Campania, dopo 10 anni di rivoluzione democratica e civile, ha bisogno di proposte serie e non di scemenze se si vuole vincere. Spiegherò all’esponente pentastellato che deve imparare prima le cose che abbiamo fatto, visto che ha fatto dieci anni di opposizione al nostro governo regionale, Altrimenti di cosa parla visto che non è Richard Gere o Monica Bellucci?». A dirlo il governatore della Campania Vincenzo De Luca, ospite della festa del Foglio a Firenze.

«Ricorderò a Fico anche un’altra cosa: quando in una campagna elettorale in Campania i 5 Stelle prendono il 9 cento e De Luca il 70, chi deve cambiare secondo voi? Credo chi prende il 9». De Luca ricorda che «in Calabria una persona di spessore come Tridico ha fatto proposte squinternate, qui da noi non ci sono margini per ideologismi. Per cui cerchiamo di un proporre idiozie». Che poi, a domanda sulla propria lista, è netto: «Serve a dare un’opportunità a quegli elettori ai quali viene l’orticaria quando sentono parlare di reddito di cittadinanza. Quando ci siamo candidati noi, a Napoli città il Pd era il 12%, non siamo né a Firenze né a Bologna, se vuoi vincere devi aggregare il mondo moderato. La mia lista è un’offerta a quelli che non si riconoscono nei candidati in campo. Offriamo il nostro contributo come artigiani della politica. Una competizione con mio figlio? Mamma che domanda, mi fa male la testa».

Non manca il tema del terzo mandato: «Dal punto di vista del diritto abbiamo una situazione da Africa subsahariana, ognuno fa quello che gli pare, la questione del terzo mandato è una cosa ideologica, una grande idiozia. Ho fatto una battaglia per il terzo mandato per un rinnovamento radicale della Regione. Noi abbiamo governato senza fare porcherie clientelari. E questa in Campania è una rivoluzione democratica. Avevamo un programma immenso a cui dare completamento. Abbiamo dato la Campania ai 5 Stelle che erano stati dieci anni all’opposizione... Chiedo a certi statisti: non si poteva pensare a un’altra regione?».

Sul proprio futuro, il governatore è chiaro: «Mi sto dedicando alla letteratura, alla filosofia... Di sicuro non andrò a casa e non vado alle Seychelles, mi sono collocato sulla linea Napolitano-De Mita e per un altro quarto di secolo sto qui a fare politica». Sui limiti della coalizione di centrosinistra, il numero uno di Palazzo Santa Lucia è chiaro: «Uno dei limiti è la mancanza di connessione sentimentale con l’Italia. Ci sono esponenti di centrosinistra, senza generalizzare, che si presentano come corpi estranei alla società italiana, un misto di presunzione, di supponenza, di doppiezza, pronti a violare le regole, ad accusare gli altri quando le violano. Il centrosinistra si presenta così, quasi come un corpo estraneo alla società nazionale. Io, invece, quando vengo qui sono accolto bene perché non parlo in politichese ma in italiano, non sono in guerra con la grammatica e la sintassi».

Riguardo ai contenuti del suo ultimo libo, De Luca è chiaro: «La sfida è salvare la democrazia in Italia e nel mondo. La tesi del mio libro è che è a fine corsa perché ha perso contenuti fondamentali. Dobbiamo riprendere un cammino o andremo verso forme autoritarie,. Gli equilibri istituzionali non ci sono più anche in Italia, ormai c’è solo l’Esecutivo. Il problema è l’adesione dei cittadini alla democrazia. Si fa fatica a distinguere la democrazia da altri regimi».

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