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Fico parla di codice etico, ma in lista c’è Cesaro

E il padre si muove per lui

Fico parla di codice etico, ma in lista c’è Cesaro

Armando e Luigi Cesaro

Mentre Roberto Fico insiste sul “codice etico” e sulle liste pulite, a imbarazzare il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania è la presenza tra i candidati di Armando Cesaro, figlio di Luigi Cesaro, ex parlamentare di Forza Italia più volte indagato e nipote di Aniello e Raffaele Cesaro, entrambi condannati per associazione camorristica.
Un nome che riaccende le contraddizioni del fronte progressista, soprattutto dopo il lungo post pubblicato da Armando Cesaro su Facebook all’atto dell’annuncio della candidatura con la Casa Riformista, lista civica schierata con Fico. “Il distacco definitivo - scriveva - un distacco non banale anche dalla storia politica della mia famiglia, è avvenuto nel 2021 con le elezioni amministrative di Napoli”, rivendicando di aver preso le distanze dalle vicende giudiziarie che hanno travolto parte della sua famiglia. “Non partecipo alla gestione delle aziende della mia famiglia d’origine - aggiungeva - e le questioni giudiziarie ancora aperte non mi riguardano. La mia storia politica è fatta di fatica, sudore e rispetto delle istituzioni”.
Parole che però, nel giro di pochi giorni, hanno riacceso le polemiche.
Come riportato da Notix.it, Armando Cesaro è stato fotografato a Qualiano, in provincia di Napoli, accanto a Mimmo Di Domenico, consuocero di Raffaele Cesaro. La figlia di Di Domenico è sposata con il figlio di Raffaele, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Intanto, Luigi Cesaro continua a muoversi sul territorio, con telefonate e contatti in diversi comuni, da Palma Campania a Torre del Greco.
A confermarlo è stato l’ex sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, che all’AGI ha raccontato: “Ho ricevuto una telefonata da Gigino Cesaro che voleva sapere come fossi schierato in questa campagna elettorale. Gli ho risposto subito: sono e resto con Forza Italia. Siamo stati insieme nello stesso partito e in Consiglio provinciale, ma oggi la mia scelta è chiara.”
Nel pieno del dibattito sui cosiddetti impresentabili, la vicenda Cesaro rischia di mettere in forte imbarazzo la coalizione progressista.
Mentre Fico parla di trasparenza e legalità, la realtà delle sue liste racconta un’altra storia: quella di un candidato che, pur dichiarando di essersi emancipato, resta politicamente e simbolicamente legato al vecchio sistema familiare.

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