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Cirielli: «Liste d’attesa, vergogna civile e morale»

«Le dimezzeremo in dodici mesi». Schillaci: «Le Regioni si accordino o interverrà il Governo»

Cirielli: «Liste d’attesa, vergogna civile e morale»

Edmondo Cirielli

NAPOLI. Il sipario del Teatro Totò si apre su una scena che ha il sapore della resa dei conti. Niente commedia, stavolta. Sul palco, accanto al candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Edmondo Cirielli, siedono i ministri della Salute, Orazio Schillaci, e per le Disabilità Alessandra Locatelli. Al centro, una parola sola: sanità. La ferita più profonda della Campania, quella che il governo di Vincenzo De Luca non è mai riuscito a rimarginare. Cirielli non usa giri di parole. Apre il suo intervento citando i dati del ministero della Salute,: oltre 2.800 visite oculistiche in ritardo di più di sei mesi alla Federico II, quasi 2.000 ecografie alla mammella bloccate al Pascale, tempi record per colonscopie, endocrinologia, dermatologia e allergologia.

«Questi numeri non sono statistiche dice ma vite sospese. C’è chi aspetta mesi, a volte anni, per una diagnosi. È una vergogna civile e morale». Poi la promessa, scandita come un impegno personale: «Noi cambieremo radicalmente questo sistema. Dimezzeremo le liste d’attesa in dodici mesi. Assumeremo personale, useremo ogni fondo disponibile, istituiremo un Garante della Salute indipendente. E lo faremo con un piano che non scarichi più tutto sugli operatori, ma restituisca dignità ai medici, agli infermieri e ai cittadini».

Cirielli continua: «La Campania è ancora commissariata, e la prima responsabilità è politica. Non nominerò un assessore alla Sanità finché non ci sarà un’inversione di tendenza. Nei primi tre mesi mi occuperò personalmente del settore, con una commissione esterna e una società di controllo che verifichi ogni aspetto delle liste e delle strutture». Schillaci conferma che il governo guarda al caso Campania come a un banco di prova nazionale: «Le liste d’attesa sono il problema più odioso per i cittadini. Se le Regioni non trovano un accordo tra loro, il governo interverrà. È impensabile che nel 2025 l’aspettativa di vita dipenda dal codice di avviamento postale».

Poi un affondo tecnico: «Il Fondo sanitario mazionale resta ancorato alla spesa storica, e questo penalizza le Regioni più deboli. Stiamo lavorando a un nuovo criterio di riparto, che premi chi davvero abbatte le attese. Ma non è solo una questione di quantità di fondi ma anche di di qualità della spesa, di serietà nella gestione e capacità di programmazione. Serve che le Regioni collaborino». Locatelli amplia lo sguardo: «La Campania è una terra piena di talenti e potenzialità, ma non può restare ultima per l’inclusione delle persone con disabilità. Bisogna riorganizzare la presa in carico sanitaria e sociale. È faticoso dialogare con la Regione, lo dico con amarezza. Ci sono operatori che ogni giorno fanno miracoli, ma non bastano». Cirielli annuisce, poi torna alla politica: «Con i disastri su sanità, lavoro e assistenza sociale siamo tornati alla Napoli del ’700, dove i poveri venivano aiutati da volontari e famiglie facoltose. Fico non può fare politica sulle spalle della Campania. Noi non faremo battaglie ideologiche, ma daremo risposte. Basta propaganda, servono fatti». Il tutto mentre venerdì, a tirare la volata a Cirielli, arriveranno a Napoli i leader nazionali della coalizione.

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