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lettera al direttore

Campania nel caos tra litigi e astensione

Dopo la capitolazione di De Luca un programma che promette di migliorare sanità, trasporti e aree interne. E i dieci anni di “miracoli” annunciati?

Campania nel caos tra litigi e astensione

Caro Direttore, questa strana e ipertesa campagna elettorale ha generato, specie in Cqmpania, una confusione tale che penso proprio saremo la Regione con il più alto numero di astensioni dal voto. Mentre, infatti, il Veneto registra un ampio margine di maggioranza del Centrodestra e la Puglia del Centrosinistra, in Campania la litigiosissima Sinistra — che partiva dall’oltre il 70% ottenuto cinque anni fa dal Presidente De Luca e da uno striminzito 18% del candidato del Centrodestra Caldoro, già ministro con il Governo Berlusconi ed ex presidente della Regione prima del “ciclone” De Luca — oggi vede i sondaggi ridurre l’enorme divario tra i candidati. Ai voti precedenti della Sinistra si aggiungono quelli dei 5 Stelle, che nel 2020 sfiorarono il 10%.

I sondaggi, che pure spesso hanno fallito, danno una “forchetta” di distacco tra i candidati della Sinistra e quello del Centrodestra di circa il 9%. Se tale dato fosse confermato dal risultato reale del 24, all’atto dello spoglio, significherebbe già una sconfitta per la cosiddetta “area larga”, di cui sono protagonisti la segretaria del Pd, la “proletaria” Schlein, e l’“avvocato del popolo” Conte. Se, ipotesi ardita, il viceministro Cirielli dovesse sorpassare l’ex presidente della Camera Fico, sarebbe un risultato clamoroso, capace di ribaltare anche gli equilibri nazionali. Il “campo largo”, nato solo per battere “le Destre” — come ama dire una Sinistra che non ha più un vero Centro, fatta eccezione per il sindaco di Benevento Mastella — rischierebbe di implodere. E Forza Italia, in fondo, non è certo un partito di “Destra-Destra”.

Una volta realizzata questa “missione impossibile”, resta da capire cosa accadrebbe soprattutto nella politica internazionale, oggi la più importante di tutte. Al Parlamento Europeo, ad esempio, Pd e 5 Stelle hanno votato due risoluzioni opposte in materia di armamento per l’Europa, ormai “abbandonata” dall’amministrazione Trump e bisognosa di una difesa autonoma, viste le ambizioni imperialiste della Russia di Putin. Sul piano interno, basti ricordare le divisioni sul termovalorizzatore di Acerra e sull’ambientalismo: il Pd distante dalla “società green” dei 5 Stelle, più ideologica che concreta. Ma tant’è. Per ammissione degli stessi leader del “campo largo”, la coalizione nasce solo per battere “le Destre”. Poi, si vedrà.

In Campania, però, la situazione è tragicomica. Dopo la capitolazione del governatore De Luca — che ha rinunciato a una lista di riferimento personale e persino al suo nome su di essa — resta un programma raffazzonato che promette di migliorare sanità, trasporti e aree interne. E i dieci anni di “miracoli” annunciati? Tutto rinviato al “dopo”. Malgrado lo sforzo, per De Luca immane, di dichiarare la continuità con la propria linea, è evidente che ogni “uscita” di Fico su sanità e infrastrutture suoni come una sconfessione del passato. A pagare il conto di questa eterogenea maggioranza saranno comunque i cittadini, metà dei quali non andrà a votare. Anche il Centrodestra ha le sue colpe: prima di convergere su un candidato valido come Cirielli, già consigliere regionale e oggi viceministro, ha perso tempo prezioso tra discussioni e divisioni. Tempo che la Sinistra, con il suo candidato già pronto, ha saputo sfruttare.

La “remuntada”, partendo da un handicap di 50 punti (70% De Luca, 18% Caldoro), sarebbe un primato raggiunto in meno di 30 giorni.

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