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30 Ottobre 2024 - 08:51
Si sente spesso parlare di conto deposito, ma troppo di frequente lo si confonde con un conto corrente. In realtà, si tratta di uno strumento decisamente differente, legato più che altro a un discorso di risparmio finanziario. Un conto deposito è correlato a un classico conto corrente e consente di ricavare un rendimento sugli importi di denaro che sono stati depositati sul conto, correndo dei rischi decisamente limitati.
Sono due le tipologie principali di conto deposito, dato che troviamo quello libero e quello vincolato. Nel primo caso, non c’è alcun obbligo in capo al cliente di mantenere fermi gli importi di denaro per un determinato lasso di tempo, mentre nel caso dello strumento vincolato, tale obbligo sussiste per un periodo che va da 3 fino a 60 mesi.
Tra le proposte maggiormente vantaggiose in termini di conto deposito troviamo senz’altro quelle di Santander, sia a livello di conto libero che vincolato. Tra le caratteristiche principali troviamo un alto livello di sicurezza garantita, la possibilità di inserire fino a tre cointestatari, notevole facilità nell’apertura di un conto, l’azzeramento dei costi di gestione e un’imposta di bolla pari allo 0,2% rispetto agli importi di denaro che sono stati depositati.
Una delle voci di costo maggiormente importanti quando si parla di un conto deposito è senz’altro rappresentata dall’imposta di bollo. Quest’ultima è un’imposta indiretta che è strettamente correlata con il saldo medio del conto spalmato.
Sul territorio italiano, l’imposta di bollo che viene calcolata sui conti deposito si pone come intento principale quello di garantire un adeguato finanziamento della spesa corrente dello Stato, ma è altrettanto vero che non ogni conto deposito prevede un’imposta di bollo che deve essere pagata dal cliente. Ci sono diversi istituti bancari e società finanziarie che, in determinate occasioni, si fanno carico della spesa circa l’imposta di bollo all’interno delle varie promozioni e offerte che vengono proposte alla clientela.
Questo tributo è compreso per legge tra lo 0,1 e 0,2% dell’importo oggetto del deposito e si deve pagare nel momento in cui la giacenza media sul conto va oltre i 5000 euro. A regolare questo tributo è il DPR 642 del 1972, il provvedimento normativo che ha di fatto istituito l’imposta di bollo.
Sui conti deposito, l’imposta di bollo si differenzia notevolmente rispetto a quella prevista sul c/c, dato che in quest’ultimo caso ha un importo fisso che cambia se il cliente è una persona fisica o una persona giuridica. Per questa ragione, l’imposta di bollo sui conti deposito viene definita come imposta proporzionale.
Ogni quanto si deve pagare?
Di solito tale cadenza è regolata in base alla giacenza vincolata e alla cadenza di rendicontazione, che nella maggior parte dei casi è mensile, ogni tre mesi oppure annuale. Il calcolo dell’imposta di bollo sul conto deposito avviene in fase di emissione dell’estratto conto del deposito. Di conseguenza, può capitare che due conti deposito aventi le medesime caratteristiche dal punto di vista dei tassi e durata del vincolo, possono presentare imposte di bollo di importo diverso, proprio in base al periodo di rilascio dell’estratto conto.
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