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Cultura al centro antico

Lento, il polo per riscoprire la musica napoletana

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Lento, il polo per riscoprire la musica napoletana

napoli. Ha aperto i battenti attirando centinaia di partecipanti in uno dei centri antichi più frequentati, quello di Napoli l’esperimento a firma di alcuni giovani imprenditori locali: Lento Hifi Bar è il nome, che è anche un po’ tutto il programma del progetto.

«Un progetto che arriva da lontano, un modello che abbiamo voluto esportare viaggiando per lavoro avendo come veicolo la grande passione per la musica», queste le parole di Cristiano Cesarano founder insieme ad altri del progetto. «Lento è un polo, quanto meno vuole senz’altro esserlo, per veicolare musica e cultura in un modo nuovo. Crediamo fortemente nella valorizzazione di una musica napoletana che era stata dimenticata e che ora invece conosce una grandiosa rivalorizzazione, rivalorizzazione che trova maggiore agibilità in uno spazio dove è possibile ascoltare il proprio vinile, riprendendosi – appunto – lentamente un proprio spazio» gioca con le parole ma con i temi Marco Palomba, giovane imprenditore napoletano che insieme a Fabio Agostini è rientrato da Londra ormai diversi anni fa, muovendosi in controtendenza rispetto alla fuga di cervelli che rappresenta un vero e proprio dramma per Napoli e per le sue strutture culturali, sociali, economiche. «Lento è qualità in un centro antico dalle risorse straordinarie ma che offre poche esperienze meritevoli: valorizzare la cultura senza strizzare l’occhio al mordi e fuggi, unire culture musicali differenti, farlo rendendo Napoli protagonista e non scenografia sono le nostre linee guida, insieme ad una offerta di nighlife di qualità ma che rispetti il territorio» aggiunge con orgolio Agostini.

Qualità dell’offerta, rispetto per il quartiere, messa al centro della tradizione musicale napoletana unitamente ad una riscoperta delle risorse del tessuto metropolitano sono le prospettive di Lento Hifi, che parte già col vento in poppa e mira già ad essere annoverata tra quelle storie che nei contesti metropolitani vale sempre più la pena raccontare.

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