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02 Maggio 2025 - 19:26
ROMA. C’è una trasmissione radiofonica che, in punta di piedi, sta ridisegnando i contorni del servizio pubblico. Si chiama Radio1 Post, va in onda ogni venerdì su Rai Radio1 e, senza slogan né sovrastrutture, riesce a fare ciò che molti programmi più blasonati faticano persino a tentare: partire dai social per raccontare la realtà, senza filtri né pregiudizi. Un’impresa rara, oggi che spesso le piattaforme digitali vengono demonizzate o semplificate. Eppure Radio1 Post sceglie un’altra strada: ascoltare, raccogliere, capire. E poi restituire.
Il merito è anche – e forse soprattutto – del suo conduttore, Aldo Pecora. Giornalista e comunicatore, con una lunga esperienza nel campo dell’informazione sociale, Pecora ha ideato un format snello ma profondo, che in soli venticinque minuti riesce a mettere in fila domande vere e risposte concrete. Ogni puntata parte da un post, da un trend, da un’onda emotiva o polemica nata in rete. Ma da lì non si lancia il solito allarme sull’“effetto social”: si apre piuttosto uno spazio di approfondimento, con esperti, cittadini, studenti, operatori, politici. E soprattutto con il tempo giusto per far parlare tutti.
Ciò che rende Radio1 Post una rarità nel panorama dell’informazione è la sua struttura narrativa: ogni voce trova il proprio spazio, ogni tema viene affrontato senza scorciatoie. Il programma non ha bisogno di essere “giovane” nel linguaggio per parlare a chi giovane lo è: lo fa nella scelta dei temi, nella forma dialogica, nella capacità di legittimare le domande del presente. Si parla di lavoro precario, scuola, diseguaglianze, salute mentale, IA, genitorialità. Ma senza retorica, né paternalismi. Solo con una domanda iniziale che arriva dalla rete e con un obiettivo: capire, insieme.
In un momento in cui l’informazione fatica a intercettare i bisogni reali delle persone, Radio1 Post si propone come un laboratorio d’ascolto. Non rincorre il tempo, ma lo riempie di senso. E nel farlo intercetta un pubblico che spesso si sente escluso dai circuiti tradizionali: quello che abita i social non per moda, ma per necessità, e che cerca nell’informazione una bussola, non un tifo.
Radio1 Post è, in fondo, una dimostrazione pratica che il servizio pubblico può ancora essere utile, accessibile, credibile. Che si può parlare di tutto – anche delle cose difficili – con onestà e chiarezza. E che il giornalismo, se vuole, può ancora essere uno strumento di cittadinanza. In un’epoca di rumore, la forza di Radio1 Post sta nel saper modulare il silenzio, nel mettere ordine tra le voci, nel restituire dignità ai contenuti. Un esperimento editoriale che si sta trasformando, settimana dopo settimana, in una lezione per tutti.
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