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«Troisi, Daniele e GiòGiò: Napoli che resiste con arte, musica e cuore»

Carla Ciccarelli, presidente del Conservatorio San Pietro a Majella, traccia un ponte tra memoria e futuro

«Troisi, Daniele e GiòGiò: Napoli che resiste con arte, musica e cuore»

NAPOLI. C’è una Napoli che non fa rumore ma resiste. Vive nelle note sospese di un corno, nelle parole misurate di una battuta, in una melodia che continua a vibrare anche dopo che la voce si è spenta. È la Napoli celebrata ieri nella sala degli Aviatori dell’Aeroporto di Capodichino, durante l’evento “Massimo e Pino”, dove il Conservatorio San Pietro a Majella ha voluto rendere omaggio a tre simboli diversi ma intrecciati della sua anima più profonda: Massimo Troisi, Pino Daniele e Giovanbattista Cutolo. “Pino ha raccontato l’anima di Napoli mescolando tradizione, modernità e sentimento. Massimo, con la sua ironia profonda e delicata, ha dato voce alla malinconia e alla bellezza del nostro popolo”, ha detto Carla Ciccarelli, presidente del Conservatorio, con parole che hanno bucato il silenzio più del suono. Ma non c’è stato solo spazio per la memoria dei grandi.

Il pensiero si è rivolto anche a GiòGiò, il giovane talento del corno ucciso nel cuore di Napoli, studente del Conservatorio, musicista, ragazzo. “Il nostro pensiero va a lui, strappato alla vita troppo presto. La sua generosità e il suo coraggio ci hanno segnato profondamente. La sua musica continuerà a risuonare nei cuori di chi lo ha conosciuto e amato”. Una ferita ancora aperta, che dentro le mura del San Pietro a Majella continua a trasformarsi in impegno e bellezza. “La nostra è una comunità viva, fatta di giovani artisti, maestri, visioni e passioni.

Un luogo che ogni giorno alimenta l’anima creativa della città”, ha spiegato Ciccarelli, rivendicando un’idea di Napoli che educa, crea, resiste attraverso la cultura. E poi quella frase che sembra il riassunto perfetto di tutto: “Napoli è arte, cuore, dolore e luce. E noi siamo qui per custodirla e farla vibrare ancora”. In quella sala, dove le partenze si mescolano agli arrivi, dove ogni suono sembra già eco di qualcosa che si perde e ritorna, Napoli si è raccontata con la sua lingua più vera: quella della bellezza che non chiede il permesso.

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