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04 Ottobre 2025 - 11:40
C’è stato un momento, durante l’inaugurazione della mostra “Pixel e Penombra- L'Alchimia dell'Onirico”, aperta fino al prossimo 18 ottobre, in cui il brusio del pubblico si è fatto silenzio. Un silenzio denso, attento, come quello che precede un rito. Forse era la suggestione delle luci della Sala delle Colonne, o forse la potenza invisibile che attraversa le opere di Mila Maraniello, venticinquenne artista napoletana capace di restituire al linguaggio digitale una voce umana, spirituale, quasi ancestrale. La mostra, ospitata nel Complesso Monumentale dell’Annunziata, ha registrato un grande successo di pubblico e di consensi, non tanto per la mera affluenza quanto per la qualità dell’incontro che si è creato tra le opere e i visitatori. Accanto all’artista, i saluti istituzionali della consigliera regionale Roberta Gaeta e l’intervento di Pino Perna, presidente dell’Associazione “Annalisa Durante”, hanno dato un tono di autentica partecipazione e di riflessione civile all’evento.
Le musiche di Davide Zito, hanno aggiunto una dimensione sonora alla penombra visiva, trasformando l’inaugurazione in un’esperienza percettiva completa. Pixel e Penombra è il secondo capitolo del percorso artistico di Maraniello, a due anni da “MyAr | Napoli, Mystica et Arcana”, e conferma una maturità sorprendente. Le sue immagini, costruite pixel dopo pixel, non descrivono, ma evocano: dissolvono la forma per raggiungere l’essenza, smaterializzano la superficie per restituire una presenza. Il tutto, creando una tensione filosofica che attraversa ogni opera, come se la materia digitale cercasse di farsi anima. Un breve messaggio di Elio Rumma ha voluto rendere omaggio all’artista, sottolineandone la capacità di fondere tecnologia e spiritualità in una visione di raro equilibrio.
La critica di Gianpasquale Greco ha trovato piena conferma nella percezione collettiva del pubblico: «il pixel come materia pittorica emergente… un carattere di profondo silenzio, suggerito dall’essenzialità delle composizioni e dalla loro ieratica frontalità». Silenzio che, durante l’inaugurazione, è diventato linguaggio condiviso, un dialogo tacito tra spettatore e immagine, tra chi guarda e chi si lascia guardare. In un contesto artistico spesso dominato dalla ricerca dell’effetto e della spettacolarità, l’opera di Mila Maraniello si distingue per la sua profondità introspettiva. Ogni quadro sembra una soglia: un varco verso quella zona intermedia dell’essere dove il visibile incontra l’invisibile. E Napoli, con la sua anima sospesa tra fede e mistero, tra luce sacra e ombra iniziatica, ha offerto lo scenario ideale per questa rivelazione artistica. Nelle sale dell’Annunziata, la digital artist ha saputo restituire alla città una nuova forma di alchimia, non più quella dei laboratori segreti e dei simboli arcani, ma quella che trasforma il digitale in emozione, il dato in rivelazione, il pixel in respiro umano. In “Pixel e Penombra” la Maraniello conferma di essere una voce autentica e necessaria: una ricercatrice di senso nell’epoca della velocità, una visionaria capace di trovare, nell’ombra, la più luminosa delle verità.
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