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Agroalimentare
29 Novembre 2025 - 12:48
Scorre come una linea luminosa e tenace, un sentiero di farina che lega territori lontani e passioni antiche. È il filo sottile, eppure resistente, della farina Polselli di Arce, materia originaria, intrisa di memoria e di mani operose, che continua a muoversi nel mondo come un messo discreto dell’Italia più autentica: quella che poggia sulla maestria, sull’ingegno e su una cultura del lavoro capace di trasformare la tradizione in valore.
Tappa dopo tappa, laboratorio dopo laboratorio, la stessa percezione tornava a farsi strada: Polselli non rappresenta soltanto un marchio, ma una narrazione viva dell’Italia che fatica, che crea e che sa dare forma al gusto. Quest’anno, questa narrazione ha trovato interpreti ancora più autorevoli.
Emiliano Polselli, con lo sguardo lucido di chi custodisce un’eredità importante e il passo risoluto di chi non teme l’innovazione, ha continuato a guidare l’azienda con una leadership fondata sul dialogo e sulla ricerca costante. La sua presenza discreta ma solida ha accompagnato ogni avanzamento internazionale, portando nel mondo una qualità che non ha bisogno di proclami: si manifesta da sé, nella coerenza del lavoro.
Accanto a lui, il contributo prezioso di Dino Polselli e delle nuove generazioni, rappresentate da Benedetta e Arianna De Angelis Polselli, ha dato ulteriore eleganza e continuità al percorso di famiglia. E nel cuore dell’ingranaggio tecnico e formativo, il lavoro rigoroso di Paolo Parravano, docente della “Academy Polselli”, ha reso quotidiano un progetto ambizioso, traducendo la complessità produttiva in un sistema armonioso e affidabile.
A lui spetta il ruolo di custode delle dinamiche interne, di quelle alchimie che permettono alla farina di raggiungere pizzaioli e professionisti con la costanza e la sincerità che li accompagnano da sempre. Guardando all’anno trascorso, non può mancare un cenno alla figura infaticabile dell’export manager Luigi Cinquegrana.
Viaggiatore del gusto, narratore di grani e interprete delle esigenze dei maestri pizzaioli, Cinquegrana ha portato nel mondo non solo un prodotto, ma un senso di appartenenza. Ogni suo incontro, ogni sua parola, restituiva l’idea di una farina intesa come legame: tra chi la immagina, chi la lavora e chi, assaporandola, vi ritrova un frammento della propria storia.
Così Polselli ha continuato a stringere rapporti, a farsi ricordare non solo per l’eccellenza del prodotto, ma per uno stile: rispettoso, competente, affidabile. Una conferma che la qualità supera i confini soltanto quando è portata da persone capaci di farlo con misura, umiltà e orgoglio.
Ora che l’anno volge al termine e le immagini di forni, mani impastate e città lontane si rincorrono come fotogrammi di un viaggio continuo, resta un pensiero essenziale. La farina, ingrediente apparentemente semplice, è oggi al centro di un dibattito che riguarda salute, sostenibilità, responsabilità. Non basta più essere eccellenti: occorre essere corretti, sicuri, fedeli alla materia e a chi la consumerà.
In questi mesi Polselli ha dimostrato che si può crescere senza rinunciare alla purezza, che l’innovazione può andare di pari passo con il rispetto per la terra, che un’identità forte può dialogare con il mondo senza disperdersi. È forse questa la verità più preziosa dell’anno: nella farina non c’è solo nutrimento. C’è un’etica. C’è una promessa. C’è il futuro che scegliamo di impastare, ogni giorno, con dedizione e con cuore.
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