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Il viaggio
05 Dicembre 2025 - 09:15
In un angolo caldo dello Yucatán, tra piramidi perfette, colonne scolpite e ombre di serpenti piumati che scendono solo due volte l'anno, capisci davvero quanto questo pianeta sia più grande delle nostre abitudini.
A Chichén Itzá, la città sacra dei Maya, ogni pietra parla di un popolo capace di calcolare gli equinozi, osserva il cielo come un libro e costruisci templi che ancora oggi sfidano il tempo, ma che hanno vissuto genocidi e conquiste forse unici nella storia del mondo a quei livelli, eppure esiste ancora la cultura Maya, la lingua Maya tramandata nelle famiglie di generazione in generazione, mentre a scuola si impara solo lo spagnolo. Un po' come la lingua napoletana tramandata nelle famiglie, mentre a scuola impariamo solo la lingua italiana.
E qui realizzi una verità semplice: il mondo è pieno di culture e storie straordinarie, e tutte meritano rispetto.
Viaggiare serve a questo. A guardare negli occhi la storia degli altri e, specchiandoti in essa, capire meglio la tua. È così quando attraversi le gallerie del Tempio dei Guerrieri, decora da rilievi di battaglie, sacerdoti, serpenti sacri; quando ritrovi i colori originali sulle colonne; quando scopri che questo popolo, che per molti esiste solo nei libri, aveva una visione del cosmo lunga 10 o 12 mila anni. Una profondità di pensiero che ci ricorda quanto sia sbagliato considerare “piccolo” ciò che non conosciamo.
E allora inevitabilmente pensi a casa tua. A Napoli, a quel Sud che spesso viene raccontato solo nei suoi problemi. E invece anche noi abbiamo una storia millenaria, complessa, ricca, capace di generare città uniche, lingue, musiche e identità che hanno attraversato i secoli.
Una storia che non ha niente da invidiare a nessuno, perché ogni popolo custodisce un pezzo dell'umanità. Il punto è un altro: tutte le culture del mondo hanno il diritto e il dovere di essere preservate. Dai Maya al Mediterraneo, dalla penisola dello Yucatán al Golfo di Napoli. Perché ciò che un popolo dimentica, qualcun altro lo distrugge.
E ciò che un popolo protegge, diventa un lascito eterno. Per questo viaggiare non è un lusso né una fuga. È un atto di consapevolezza, è un modo per ritornare più ricchi spiritualmente, più maturi, più fieri delle proprie radici. Ed è proprio questo il messaggio che dobbiamo imparare, soprattutto noi meridionali: vedere il mondo come viaggiatori, non più come emigranti.
Viaggiare per conoscere, non per scappare; per confrontarsi, non per rinnegare ciò che si è, per capire che esistono civiltà antichissime e straordinarie, ma che anche la nostra lo è.
Il mondo è immenso, sorprendente, pieno di storie che meritano di essere ascoltate: la nostra, dal cuore di Napoli, non è da meno. Custodiamola, valorizziamola, e andiamo incontro agli altri popoli con il rispetto che meritano, solo così il viaggio diventa davvero un ritorno: non solo a casa, ma a noi stessi.
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