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02 Novembre 2019 - 18:24
NAPOLI. «Avranno anche le case con i rubinetti di oro ma sono come i topi, sono costretti a vivere nelle fogne per paura, se tutto va bene di fare un bel numero di anni nelle carceri. E quando non va bene si ritrovano al cimitero». Questo il monito del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nel corso dell'omelia per la commemorazione dei Defunti, parlando dei camorristi. «Chi mette la sua vita a disposizione del male e della violenza, dell'odio e del rancore - ha affermato - fa della sua vita un emblema di quel male che cerca di sopraffare continuamente, già vive l'inferno adesso. Perché queste organizzazioni malavitose, questi camorristi, questi mafiosi vivono l'inferno».
LA MEMORIA. «La memoria dei nostri parenti, i nostri cari, diventa una esigenza del cuore - ha sottolineato Sepe - Questo rapporto che ci unisce perché la morte non è l'ultima spiaggia, la morte è una porta che può introdursi a una vita che non ha fine, resta sempre un legame con tutti noi». «Diventa un legame anche fortemente spirituale - ha concluso - occorre fare una sosta per riflettere e capire la vita di chi ci ha preceduto e i tanti buoni esempi serve per cercare di migliorare la nostra vita».
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