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Nicola Valente, uno sfregio lungo 20 anni

Nicola Valente, uno sfregio lungo 20 anni
NAPOLI. Venti anni fa la sua tomba fu distrutta da una quercia che cadde in seguito ad un tremendo temporale. Da quel momento il simulacro di Nicola Valente, nel quadrato degli Uomini Illustri all’interno del cimitero di Poggioreale, è rimasto così, anzi è sempre più deteriorato e corroso dagli agenti atmosferici, «tanto che tra poco, se si scosta il terreno verrà fuori il feretro, o quel che resta» ha ricordato Ciro Daniele, studioso ed estimatore della musica partenopea. Figlio di Vincenzo Valente, Nicola ebbe nel padre un maestro di musica di grande livello. La sua attività gli permise di contare moltissimi successi in pochi decenni di lavoro, grazie anche a una proficua collaborazione con Libero Bovio. Fondò nel 1934, proprio con Bovio, Gaetano Lama ed Ernesto Tagliaferri, la casa editrice “La Bottega dei 4”. Morì a Napoli il 16 settembre 1946. Un figlio illustre di una città che dovrebbe rendergli omaggio fosse solo perchè a lui si deve il celebre brano “Simmo ’e Napule paisà”.  
Invece in venti anni il Comune è stato capace solo di coprire il simulacro con un telo azzurro tentando, non si sa come, di proteggere la tomba di Valente dallle aggressioni esterne. 
Ciro Daniele, che sistematicamente si reca al quadrato degli Illustri, sia come autore di biografie che come memoria storica, -cura con passione i contenuti di un sito web che è sicuramente uno dei più ricchi di informazioni sulla canzone napoletana, i suoi autori ed i suoi interpreti- della musica napoletana ha sollecitato assessori competenti, presidenti di Municipalità, personaggi che in un modo o nell’altro avrebbero potuto aiutarlo nella ricostruzione del simulacro, ma sempre senza conseguenza benevola. «Posso solo cercare di tenerne in vita il ricordo e battermi ancora perchè sia restituita dignità a quella e a tante altre tombe di illustri figli di Napoli». 
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