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Business sui migranti, è caccia a “Guglielmone” e ad “Agostino”

Business sui migranti, è caccia a “Guglielmone” e ad “Agostino”

 NAPOLI. L’inchiesta sui “facili” permessi di soggiorno concessi ad immigrati clandestini che lo scorso 23 maggio ha portato all’arresto di sette persone, tra le quali due poliziotti (uno è pensione), è una partita ancora aperta. Sia perché l’iter giudiziario scaturito dalle misure cautelare è ancora alle battute iniziali, sia perché sono ancora in corso indagini volte a verificare il coinvolgimento di altri funzionari pubblici dell’Ufficio immigrazioni. Come rileva anche il giudice per le indagini preliminari Marco Carbone della 42esima sezione penale del Tribunale di Napoli nelle oltre 300 pagine di ordinanza di custodia cautelare l’inchiesta della Dda di Napoli ha «documentato in più punti l’esistenza di altri intranei all’ufficio immigrazione, diversi dagli indagati e non identificati, dedicati alla medesima attività e oggetto di inchieste giudiziarie». 

GLI ARRESTATI. Nel blitz del 23 maggio scorso furono arrestati: Flavio Scagliola, 45enne di Capua, Vincenzo Spinosa, 64enne di Marano, Salim Fourati, detto “Zaito” o “Samuele”, 48enne algerino, Mounire Grine, 36enne algerino; Faycal Kheirallah, detto il “capo” o il “professore”, 41enne algerino. Ai domiciliari invece finirono: Qing Weng, detto “Michele il cinese” di 28 anni e il commercialista di Castellammare di Stabia, Alessandro Cerrone di 41 anni.

LE INDAGINI. Gli inquirenti sono al lavoro per cercare di dare un volto e un nome a “Guglielmone” e ad “Agostino”, cui si fa spesso riferimento nelle intercettazioni. E proprio la possibilità che all’interno dell’Ufficio immigrazione vi siano ancora persone presumibilmente inserite nell’organizzazione colpita un paio di settimane fa, ha spinto prima la procura e poi il gip a disporre il carcere per i due poliziotti. In cella sono finiti Vincenzo Spinosa, che a dire del gip «ha dimostrato di sapere mettere in piedi un’organizzazione del genere praticamente senza mettere piede nell’Ufficio immigrazioni e potrebbe sicuramente reiterare la stessa condotta anche dal luogo di proprio domicilio». Spinosa infatti non fa parte dell’Ufficio immigrazioni ma si muoveva come fosse «una sorta di dirigente di fatto» grazie «ad una rete di rapporti con pubblici ufficiali intranei». Flavio Scagliola, per il gip, «ha messo in atto una condotta caratterizzata da tale scostamento dal dovere di fedeltà richiesto ai pubblici ufficiali, anteponendo stabilmente gli interessi del sodalizio a quelli del suo ufficio».

VERSO IL RIESAME. I due indagati guardano adesso ai giudici del Tribunale del Riesame, nel tentativo di ottenere un’attenuazione della misura cautelare. Ma al Tribunale del Riesame di Napoli si è rivolta anche la procura che ha impugnato il rigetto della misura cautelare che era stata proposta per altri due poliziotti, attualmente indagati a piede libero: la procura ha chiesto ai giudici della Libertà di disporre il carcere per Sergio Repola e Luigi Guerriero. Il gip ha negato la misura per due motivi: i due non sono più in servizio presso l’Ufficio immigrazioni perché sono andati in pensione, ed in oltre a seguito della data dei reati contestati non hanno più commesso condotte specifiche. O meglio, non ci sono prove per dimostrarlo. Non solo: a parere del gip, i due agenti hanno svolto «meri compiti esecutivi», ragion per cui, fuoriuscendo dall’Ufficio immigrazione, per il gip è verosimile ritenere che i due «abbiano reciso già i contatti con il sodalizio, fin dal momento del pensionamento, sicché deve ritenersi insussistente il carattere dell’attualità delle esigenze cautelari».

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