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21 Giugno 2019 - 12:20
NAPOLI. «Penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo. Ci aiutano qui gli scritti e le prassi di Martin Luther King e Lanza del Vasto e di altri “artigiani" di pace. Ci aiuta e incoraggia la memoria del Beato Giustino Russolillo, che fu studente di questa Facoltà, e di don Peppino Diana, il giovane parroco ucciso dalla camorra, che pure studiò qui». Così Papa Francesco, nel suo discorso al Convegno sul tema: "La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo", nella sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale in via Petrarca.
IL MEDITERRANEO. Il Mediterraneo come una «grande tenda di pace». Il Papa, parlando ai teologi cita Giorgio La Pira:«Ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una “grande tenda di pace", dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo». Affrontando dunque la questione del Mediterraneo all'inizio del terzo millennio, dice il Papa: «Non è possibile leggere realisticamente tale spazio se non in dialogo e come un ponte - storico, geografico, umano- tra l'Europa, l'Africa e l'Asia. Si tratta di uno spazio in cui l'assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali e mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace». Una teologia dell'accoglienza, avverte il Pontefice, «è una teologia dell'ascolto. Il dialogo come ermeneutica teologica presuppone e comporta l'ascolto consapevole. Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all'oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunità cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo - anche recentemente - incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose. Tale ascolto dev'essere profondamente interno alle culture e ai popoli anche per un altro motivo. Il Mediterraneo è proprio il mare del meticciato, un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all'incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione».
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