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Mediterraneo «tenda di pace», Papa Francesco cita il beato Russolillo e don Peppe Diana

Mediterraneo «tenda di pace», Papa Francesco cita il beato Russolillo e don Peppe Diana

NAPOLI. «Penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo. Ci aiutano qui gli scritti e le prassi di Martin Luther King e Lanza del Vasto e di altri “artigiani" di pace. Ci aiuta e incoraggia la memoria del Beato Giustino Russolillo, che fu studente di questa Facoltà, e di don Peppino Diana, il giovane parroco ucciso dalla camorra, che pure studiò qui». Così Papa Francesco, nel suo discorso al Convegno sul tema: "La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo", nella sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale in via Petrarca. ​

IL MEDITERRANEO. Il Mediterraneo come una «grande tenda di pace». Il Papa, parlando ai teologi cita Giorgio La Pira:«Ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una “grande tenda di pace", dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo». Affrontando dunque la questione del Mediterraneo all'inizio del terzo millennio, dice il Papa: «Non è possibile leggere realisticamente tale spazio se non in dialogo e come un ponte - storico, geografico, umano- tra l'Europa, l'Africa e l'Asia. Si tratta di uno spazio in cui l'assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali e mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace». Una teologia dell'accoglienza, avverte il Pontefice, «è una teologia dell'ascolto. Il dialogo come ermeneutica teologica presuppone e comporta l'ascolto consapevole. Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all'oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunità cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo - anche recentemente - incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose. Tale ascolto dev'essere profondamente interno alle culture e ai popoli anche per un altro motivo. Il Mediterraneo è proprio il mare del meticciato, un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all'incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione».

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