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07 Luglio 2019 - 17:34
NAPOLI. Un’intimidazione che sarebbe partita dal clan Rinaldi. Così gli investigatori leggerebbero gli spari dell’altra notte contro l’appartamento del ras detenuto Salvatore D’Amico “’o pirata”, esponente di spicco del gruppo alleato dei Mazzarella. Ben 14 colpi di pistola sono stati esplosi in direzione del cancello d’ingresso della palazzina in vico Villa, centrando il cancello d’ingresso e una finestra al primo piano. Nessun ferito, ma l’obiettivo dei pistoleri era soltanto quello di mostrare i muscoli. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di una risposta, sicuramente meno forte, all’omicidio di Luigi Mignano, cognato dei Rinaldi, assassinato ad aprile scorso secondo l’accusa da affiliati ai “Gennarella”, arrestati. Erano le 2 circa (tra venerdì e sabato) quand’è scattato l’allarme a San Giovanni a Teduccio. Una telefonata anonima ha avvisato il 113 e il 112 che in vico Villa si stava sparando e sul posto sono accorsi le Volanti dell’Upg della questura e del commissariato San Giovanni-Barra. A terra, davanti alla palazzina, la Scientifica più tardi ha repertato 14 bossoli di grosso calibro e ha compiuto una serie di rilievi. Sembra, attraverso vaghe e frammentarie testimonianze, che a compiere il raid (tecnicamente non una “stesa”) siano stati due malviventi in sella a uno scooter, che avrebbero entrambi fatto fuoco. In casa c’era la moglie di Salvatore D’Amico, che è stata svegliata dal rumore dei proiettili. I poliziotti l’hanno sentita, ma poiché stava dormendo nulla di utile ha potuto riferire agli investigatori. A maggio dell’anno scorso fu convalidato dal gip il fermo disposto dalla Dda a carico di Salvatore D’Amico “o’ pirata”, il ras dell’omonimo clan di San Giovanni a Teduccio alleato dei Mazzarella. È accusato di tentata estorsione insieme con un gruppo di fedelissimi, tra cui il nipote Salvatore Salomone (figlio di Giovanni, ferito nei pressi di casa il 18 aprile scorso, in corso Protopisani). In manette finirono anche Salvatore Cianniello e un altro indagato mentre un quinto uomo coinvolto nell’inchiesta era sfuggito alla cattura. Ad eseguire il fermo, disposto dai pubblici ministeri Fratello e Converso, furono i carabinieri di Napoli. L’accusa è di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e nel mirino degli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) era finito un commerciante del quartiere. Salvatore D’Amico fu bloccato nella sua abitazione e tuttora si trova nel carcere di Secondigliano. Di lui e dei fratelli ras Gennaro detto “Ennaro” e Luigi detto “Gigiotto”, anche se indirettamente, si è scritto il 18 aprile 2018 in seguito all’agguato contro il cognato Giovanni Salomone. A entrare in azione anche allora sarebbero stati i sicari del clan Rinaldi-Reale, almeno secondo l’ipotesi prevalente tra gli investigatori, che avrebbero sparato per uccidere e soltanto per la grande prontezza di riflessi della vittima non ci riuscirono. L’uomo fu centrato a un braccio da un proiettile entrato e uscito e soltanto per precauzione fu ricoverato al Loreto Mare.
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