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Stabia antica emersa a piazza Unità d'Italia: mancano i fondi, abbandonati gli scavi

Stabia antica emersa a piazza Unità d'Italia: mancano i fondi, abbandonati gli scavi

Il prof Ferraro: «Scoperta importantissima per l'archeologia. Le terme indicano la presenza di una città vicina al mare e forse c'è un porto»

di Rosa Benigno

CASTELLAMMARE DI STABIA. A metà marzo, la notizia fu che la Soprintendenza intendeva proseguire gli scavi. Quelli che - nel tentativo dell’Eav di realizzare un parcheggio sotterraneo nei pressi della Circum di Castellammare di Stabia, proprio al centro della città - avevano portato alla luce dei resti di una struttura di fattura romana, risalente al IV secolo d.C, quindi, appartenuta a un insediamento della Stabiae ricostruita dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. Ma ora, l’intero scavo è stato abbandonato. Un telo di copertura lo sottrae alla vista e “lo protegge” dalle intemperie (chissà che cosa è successo durante le ultime copiose piogge che hanno provocato il cedimento di un travetto in una domus restaurata dell’antica Pompei). La ragione dell’abbandono delle rovine emerse in piazza Unità d’Italia (nei pressi della stazione della Circumvesuviana) da parte della Soprintendenza Archeologica Beni Ambientali e Paesaggio di Napoli e dell’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia è la totale assenza di fondi che consentano di proseguire nelle ricerche archeologiche di quella che appare come una “nuova città” sepolta «Questa scoperta ha un valore formidabile per noi studiosi dell’antica Stabiae» spiega il professor Salvatore Ferraro, uno dei rappresentanti più autorevoli della cultura in Penisola Sorrentina e nella Provincia di Napoli, che ha svolto una incessante attività a tutela del patrimonio archeologico, storico, artistico e architettonico della Penisola sorrentina, con numerose e preziose ricerche e pubblicazioni. «Io ho sempre sostenuto che le ville patrizie e di fattura imperiale scoperte a Varano non potevano costituire il nucleo centrale dell’abitato, che doveva invece trovarsi più a valle - ragiona il professor Ferraro - Il mio punto di riferimento sono le ville antiche e anche quelle moderne che sono state costruite nei secoli sul costone tufaceo da Piano a Sorrento. E ritengo che anche Stabiae fosse all’epoca strutturata alla stessa maniera». La datazione dell’edificio antico emerso in piazza Unità d’Italia è stata effettuata in base ad alcuni reperti rinvenuti durante le prime fasi dello scavo. «Si tratta di lucerne cristiane e monete d’epoca costantiniana - spiega lo studioso - E quelle mura, le vasche che sono state portate alla luce, fanno presumere che appartengano a un complesso termale». Se ulteriori scavi dovessero confermare questa ipotesi, sulla base della strutturazione dell’antica Pompei, si potrebbe presumere che anche Stabiae - già all’epoca ricca di sorgenti - avesse le sue “Terme suburbane”, posizionate fuori le mura della città e poste al suo ingresso, nei pressi di un porto, dove chi sbarcava poteva “lavarsi, rifocillarsi” e poi effettuare offerte agli dei. O,  chissà, avendo trovato sul posto lucerne di fattura cristiana, si può immaginare che fosse possibile rendere omaggio al nuovo Dio della religione che si stava diffondendo tra i Romani, e proveniente da Gerusalemme. Immaginiamo il viandante dell’epoca che, una volta adempiuti a questi passaggi, potesse entrare finalmente nella città “ripulito” nel corpo e nello spirito. «Però - conclude il prof Ferraro - non riesco a immaginare oggi un tale impegno di scavo in questa zona centrale di Castellammare di Stabia, dove, tutt’intorno, negli anni sono stati costruiti tanti palazzi. E presimo che, durante le operazioni di scavo per le fondamenta, abbiano rinvenuto certamente resti archeologici di grande interesse. Com’è accaduto in costiera sorrentina dove le grandi ville posseggono al loro interno i preziosi reperti che sono stati portati alla luce durante la loro realizzazione. La Penisola ne è piena».

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