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22 Agosto 2019 - 12:57
NAPOLI. Aggredita mentre fa il suo lavoro di notte, in un ospedale, al servizio della comunità. Si tratta dell’ennesimo episodio di intolleranza nei confronti delle norme che regolano gli ospedali sfogato sulla pelle di un medico, una dottoressa in questo specifico caso, che l’altra notte era di servizio al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco. La dottoressa Adelina Laprovitola aveva preso in cura un uomo arrivato nella struttura, accompagnato da alcuni parenti, al quale era stata praticata una sutura per una ferita abbastanza estesa. «Sollecitata perchè il paziente aveva dolore ho lasciato il reparto e ho raggiunto il pronto soccorso. Il paziente era stato sistemato in una stanzetta adiacente e con lui c’erano quattro persone. Quando sono entrata dovevo visitarlo e ho chiesto a tutti di uscire». Ma invitati a lasciare la stanza i parenti si sono rifiutati. «Ho quindi chiamato la guardia giurata chiedendo di sgomberare la sala, ma questo, forse intenerito, ha detto che c’era una disposizione che consentiva ai parenti di restare vicino agli ammalati. Una cosa non vera, ma le due donne nella stanza si sono sentite autorizzate, in diritto, di pretendere di restare. Hanno cominciato a prendermi a parolacce e poi ad aggredirmi fisicamente». La dottoressa è stata prima strattonata, poi presa a calci e in fine, dalla zia del paziente, a pugni, tanto da riportare la frattura del setto nasale. Il medico a quel punto ha lasciato il pronto soccorso ritornando ugualmente in reparto «dove avevo un ragazzo di 18 anni pronto per una Tac per sospetta embolia polmonare, una cosa seria, non il dolore per una ferita». Il tempo di eseguire l’esame, ricoverare il giovane per poi farsi refertare e lasciare l’ospedale al sostituto «che si è preso in carico il mio e il suo turno». La dottoressa ieri ha presentato denuncia ai carabinieri contro i parenti dell’ammalato e questa mattina avvierà la procedura di infortunio sul lavoro in attesa di sottoporsi ad un intervento chirurgico al naso. «Queste persone stanno distruggendo la sanità - ha detto - Non solo hanno arrecato un danno a me personalmente, ma all’intera società in quanto i medici che mi sostituiranno saranno costretti a fare i salti mortali per tenere sotto controllo reparti e pronto soccorso. Di notte c’è un solo chirurgo in ospedale che deve far fronte alle emergenze, ma quando ci si mette anche questo, la battaglia è impari». A denunciare immediatamente quanto avvenuto al San Giovanni Bosco, il consigliere municipale Alessandro Gallo che da tempo si batte perchè «vi sia una sterzata per queste che sono diventate delle “brutte abitudini”, se mi lasciate passare il termine blando. Ma inutile negare che sono consuetudini. Per noi rappresentano l’ennesimo schiaffo a chi fa il proprio dovere con abnegazione, l’ennesimo colpo a quanti, in questa città, conitnuano a lavorare con serietà».
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