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28 Agosto 2019 - 13:13
NAPOLI. Robert Lisowski aveva chiesto aiuto a un pastore evangelico dei Camaldoli, che lunedì pomeriggio gli ha dato un panino e dell’acqua. Poi, quand’è rimasto solo, ha avvertito le forze dell’ordine avendolo riconosciuto e così è entrata nella fase decisiva la cattura del 32enne polacco evaso clamorosamente dal carcere di Poggioreale domenica mattina. Gli investigatori hanno rintracciato il tassista abusivo che aveva accompagnato il fuggiasco sulla collina di Napoli, il quale ha raccontato di averlo riportato al centro di Napoli lasciandolo in piazza Poderico. Da quel momento i poliziotti della squadra mobile della questura, bravi nello sviluppare l’importante imput ricevuto dai carabinieri, si sono posizionati n maniera da concludere il prima possibile l’operazione.
LISOWSKI HA IL MALLEOLO FRATTURATO MA È TORNATO IN CARCERE. Il nostro giornale è in grado, nonostante il massimo riserbo investigativo, di ricostruire i movimenti di Robert Lisowski dal momento in cui si è calato con la fune di lenzuola giù dal muro di cinta che dà sul Palazzo di giustizia. Impattando violentemente sul marciapiede si è fatto male e così la sua andatura è sempre stata lenta. Ma con i pochi soldi che aveva in tasca è riuscito a gestire senza grossi rischi il primo giorno di latitanza. Ha raggiunto il quartiere Vasto-Arenaccia, che frequentava prima di essere arrestato per l’omicidio dell’ucraino, e ha avuto quel minimo di aiuto per sopravvivere. Di notte però nessuno ha voluto ospitarlo; così lunedì di prima mattina ha chiamato un conoscente che svolge un servizio di taxi e ha girato per le comunità evangeliche conosciute negli anni in cui guadagnava poco come muratore e gli veniva offerto cibo e conforti vari.
L’AIUTO CHIESTO ALLE COMUNITA’ EVANGELICHE. Ma questo è stato il suo errore. I carabinieri della compagnia Stella (guidati dal maggiore Francesco Cinnirella) hanno saputo delle frequentazioni religiose e si sono messi in moto risalendo all’uomo di mezz’età, incensurato la cui posizione ora è al vaglio della procura, che l’ha portato a casa del pastore evangelico ai Camaldoli. Quest’ultimo non se l’è sentita di proteggerlo e ha avvisato le forze dell’ordine, dando indirettamente il via all’arresto di Robert Lisowski. Il resto è storia nota: il 32enne si è giocato l’ultima, disperata, carta, nascondendosi dietro due macchine parcheggiate tra corso Garibaldi e via Camillo Porzio, a poca distanza da piazza Carlo III. Tutto inutile, ormai i poliziotti della Mobile diretti dal vice questore Nunzia Brancati l’avevano visto e rapidamente gli hanno stretto le manette intorno ai polsi.
L’AMBULANZA CHIAMATA DALLA QUESTURA. Erano le 22 e 15. Un quarto d’ora dopo il 32enne polacco era negli uffici della Squadra mobile. È apparso molto stanco, provato e soprattutto sofferente per la frattura al malleolo destro. È stata chiamata un’ambulanza con cui più tardi la polizia l’ha accompagnato al Cardarelli, da dove è stato trasferito al carcere di Secondigliano. La clamorosa fuga è durata 36 ore: dall’audace piano perfettamente riuscito alla polvere.
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