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29 Agosto 2019 - 07:15
NAPOLI. Che i boss anche dal carcere dirigano i clan si è sempre sospettato, ma non sempre è così e comunque è difficile acquisire le prove. Nel caso del padrino Edoardo Contini, indagato nella maxi inchiesta culminata a giugno scorso in 125 misure cautelari, pure un’intercettazione telefonica tra un suo affiliato e il figlio di quest’ultimo è stata inserita nel provvedimento restrittivo a dimostrazione del ruolo di capo del “Romano”. Così, fino almeno alla fine del 2016, secondo i pm della Dda, si è potuto contestare al 64enne originario dell’Arenaccia il reato di associazione mafiosa. Ecco come si esprimono gli inquirenti su Edoardo Contini, facendo riferimento anche all’intercettazione ambientale in cui parlano Salvatore Botta, ras di primo piano del clan, e il figlio Nicola. «La consistente mole probatoria acquisita non ha minimamente messo in discussione l’ipotesi secondo la quale a Edoardo Contini, seppur detenuto già da diversi anni, sia riconosciuta da tutti gli affiliati la leadership del sodalizio. Di particolare interesse è il contenuto del colloquio intercettato presso la Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, in data 10 agosto 2013, allorquando Nicola Botta (figlio del detenuto Salvatore) riferiva a suo padre di un diverbio occorso tra Ettore Bosti e Gabriele Contini (figlio di Edoardo) nel corso del quale Gabriele rammentava a Ettore (suo cugino) che il capo assoluto del sodalizio era suo padre. Ecco i passaggi della conversazione tra Botta padre e figlio. Salvatore: “Gabriele (Contini) che dice?”. Nicola: “Gabriele l’ho visto ieri, ma Gabriele è un’altra cosa…”. Salvatore: “Ma poi è un’altra cosa pure come serietà, si tiene pure lui ogni tanto quelle cose”. Nicola: “Sì ma a lui, ora tutti e due si litigarono e Gabriele lo chiuse proprio…(intende far riferimento al litigio avuto da Gabriele Contini ed Ettore Bosti”. Salvatore: Gabriele è intelligente”. Nicola: “Lo chiuse, perché lui fece una squadra di pallone e Gabriele prese due ragazzi da sopra il rione e disse questa è la squadra mia…disse Ettore (Bosti) e voglio vedere come vengono con te…ti faccio andare di casa da sopra il Rione disse Ettore. Ma perché la comandi tu? Io so che là comanda papà (Edoardo Contini) mica la comandi tu (ettore Bosti) disse vicino a lui, lui non parlò più, ma perché comandi tu? Io so che la comanda papà!”. Salvatore: “Lo sai che doveva dire Gabriele, ma perché sei il presidente delle case popolari?!”. Nella maxi inchiesta della procura antimafia culminata nelle 125 richieste di arresto si fa riferimento a Edoardo Contini come a uno dei capi (ma tranquillamente si può definirlo il capo) dell’organizzazione chiamata Alleanza di Secondigliano. Insieme a lui come promotori del sodalizio sono accusati Patrizio Bosti, Francesco Mallardo, Licciardi Maria, Anna, Rita e Maria Aieta (le tre sorelle moglie di Contini, Mallardo e Bosti). Nelle contestazioni agli indagati i pm utilizzano anche i termini “controllo mafioso” e “condizionamento mafioso”.
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