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05 Settembre 2019 - 07:15
Rostan (Leu): «Chiederò al neo-ministro Roberto Speranza di portare a compimento l'iter legislativo della proposta firmata anche da lui»
NAPOLI. «Il primo intervento che chiederò al neoministro sarà proprio quello di portare a compimento l’iter della proposta di legge sul conferimento dello status di pubblico ufficiale a medici e infermieri». Parola di Michela Rostan (nella foto). La deputata (salernitana di Polla) di Liberi e Uguali, vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera, saluta con estremo favore la nomina del collega di gruppo parlamentare Roberto Speranza a neo ministro della Sanità: «È una garanzia fondamentale per procedere sulla strada di una sanità pubblica più equa e uniforme sul territorio, universale nella fruizione dei servizi sanitari essenziali e attenta alla sicurezza del personale medico e infermieristico nell’esercizio del proprio lavoro».
Nel luglio dell’anno scorso presentò la proposta di legge per conferire lo status di pubblico ufficiale a medici e infermieri alla Camera e fu firmata anche dal neo-ministro. Scusi il gioco di parole, c’è...Speranza ora che la proposta diventi legge?
«Chiederò immediatamente al ministro di mettersi a lavoro per portare avanti questa legge che è necessaria. Di questa battaglia ne ho fatto una bandiera perché avverto, ma d’altronde lo raccontano i numeri, quanto quella della sicurezza del personale sanitario sia una vera e propria emergenza da risolvere al più presto. Abbiamo provato in questi mesi a far inserire alcune misure a tutela dell’incolumità di medici e infermieri, ma il precedente Governo ha sempre fatto muro. Adesso con la nuova compagine governativa abbiamo la possibilità di intervenire».
In che modo questa proposta può concretamente aiutare a superare lo stato d’emergenza e mettere un freno alle aggressioni?
«Fare di medici e infermieri dei pubblici ufficiali significa poter agire d’ufficio contro le aggressioni e restituirgli maggiore serenità. Insomma, con questa legge non ci sarebbe bisogno di una querela di parte, ma si potrebbe agire direttamente. Questo significherebbe certezza della pena per chi li aggredisce, un qualcosa che viene richiesto da più parti nel mondo sanitario. Inoltre supererebbe un ostacolo rilevante: solo un terzo delle numerose aggressioni che avvengono al personale sanitario vengono denunciate. Segno che ci sono questioni “ambientali” che portano il personale sanitario a desistere dalla denuncia. In questo modo potremmo agire finalmente direttamente. D’altronde tutti i sindacati hanno dato parere favorevole».
Questa misura basterebbe da sola a risolvere il problema o sono necessari altri interventi?
«Assolutamente no, non sarebbe la panacea di tutti i mali. Riteniamo che questa misura sia un importante segnale da dare subito. La ricetta complessiva prevede interventi più ampi. Due in particolare sono i campi su cui è necessario intervenire».
Ce li dica.
«Il primo è il superamento di carenze strutturali e soprattutto di personale all’interno delle strutture ospedaliere. Questa è una delle prime emergenze a cui bisogna far fronte. Già adesso il personale sanitario sul territorio è ridotto all’osso. Nei prossimi cinque anni sono previsti sempre più pensionamenti, circa 40mila secondo i sindacati, e bisognerà per questo intervenire su questo tema. L’altra risposta è quella della presenza di presidi fissi delle forze dell’ordine all’interno degli ospedali, così come il credito d’imposta per chi voglia installare le telecamere all’interno delle ambulanze e dei pronto soccorso. Avevamo chiesto di inserirlo nell’ultimo bilancio ma non siamo stati ascoltati. Ora proveremo a realizzare, finalmente, questi provvedimenti necessari per superare l’emergenza».
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