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Omicidio del narcos. Di Lorenzo 'o lignammone sfigurato con 6 colpi al volto

Omicidio del narcos. Di Lorenzo 'o lignammone sfigurato con 6 colpi al volto

I killer sono scappati verso la montagna. Nella Giamaica dei Monti Lattari ormai si conta un morto all’anno

CASOLA DI NAPOLI. È stato freddato con 6 colpi: 4 in rapida successione, poi - alcuni secondi dopo - altri 2. I killer volevano essere certi di averlo ucciso. Hanno mirato alla testa e al volto, sfigurando completamente Antonino Di Lorenzo, “Tonino ’o lignammone”, che è stato atteso al suo rientro in casa, in via Giovanni Del Balzo, a Casola di Napoli. Il capo dei narcos dei Monti Lattari doveva essere tra le mura domestiche, non oltre le ore 21, perché sottoposto a restrizioni giudiziarie proprio per i suoi numerosi trascorsi. E i sicari sapevano che l’avrebbero trovato a quell’ora in quel luogo. Non potevano sbagliare. I killer, quindi, si sono dileguati attraverso un sentiero dietro la casa della vittima, una via che porta verso la montagna, riuscendo a far perdere le proprie tracce. Particolare degno di nota: di fronte all’abitazione della vittima c’è quella di Ciro Orazzo anch’egli assassinato con la stessa modalità, davanti alla suaabitazione. Venuto a conoscenza del delitto, il sindaco Costantino Peccerillo si è precipitato davanti alla casa della vittima per offrire alle forze dell’ordine la propria disponibilita. Anche il parroco, don Raffaele D’Antuono si è recato immediatamente sul posto e a lui è toccato benedire la salma. UN OMICIDIO ALL’ANNO Un omicidio all’anno. I contrasti sui monti Lattari nella gestione delle piantagioni di canapa indiana fanno un morto ogni anno dal 2016, con il primo agguato eccellente consumato a Gragnano nel 2012, quando fu ammazzato il figlio del boss Catello ’o caniello, il 48enne Mario Cuomo. IL SERBATOIO DELLA CANNABIS L’ultima vittima è arrivata mercoledì sera a Casola di Napoli, piccolo Comune di poco più di 3mila anime, stretto tra Gragnano e Lettere. Uno dei serbatoi di cannabis per i clan di camorra e per le varie piazze di spaccio dell’area stabiese e torrese è proprio tra quelle colline, nel cuore dei Lattari. ‘O Lignammone contava decine di precedenti specifici, un arresto clamoroso in Francia, l’ultima ordinanza un anno fa, per alcune piantagioni in Abruzzo prima del tentativo di corruzione ad alcuni carabinieri, da alcuni mesi era libero, ma con l’obbligo di rientrare a casa entro le 21. A quell’ora è stato sorpreso dove ormai pensava di essere al sicuro: le fucilate non gli hanno lasciato scampo. ERA MONITORATO DALL’ANTIMAFIA Era Di Lorenzo adesso il capo delle piantagioni, almeno così sostiene l’Antimafia che ne stava monitorando le attività illecite, proseguite anche durante le ultime elezioni nella piccola cittadina dei Lattari, dove il vicesindaco è la giovane nipote Maria Di Lorenzo e dove il 53enne Tonino ’o lignammone si era segnalato per un’aggressione ad un poliziotto, anche quest’ultimo parente di una candidata. Di Lorenzo era diventato il capo indiscusso del traffico di marijuana dei Lattari da due anni, da quando cioè era stato ammazzato, anche in quel caso a fucilate, il suo socio Ciro Orazzo, detto ’o piscariello. UN ANNO FA TOCCò A SABATINO Un anno fa è stato ammazzato a Pimonte un altro pregiudicato, il 34enne Filippo Sabatino, anche lui ritenuto agli ambienti di Casola e della produzione di piantagioni, con un “incarico” importante da autista di un camorrista pimontese scarcerato da pochi mesi prima della sua uccisione. Il primo agguato mortale, però, era del 2016, quando in piazza a Casola fu ammazzato Pasquale Starace, anch’egli legato a doppio filo con Orazzo che, prima di morire, era scampato ad un altro agguato a fucilate sull’uscio di casa. A Lettere, la guerra della cannabis ha portato sei anni fa al ferimento di tre persone in un attentato con una bomba: si salvarono per miracolo i fratelli Michele e Carmine Comentale, così come il cognato Ciro Ruocco. Una lunga scia di sangue che sembra non esaurirsi, con le dinamiche che ruotano attorno alla produzione di marijuana che somigliano sempre più a quelle dettate dai cartelli dei narcos messicani.

(ha collaborato Antonio Scorsese)

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