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Molotov contro l’abitazione del ras Luigi Cifrone

Molotov contro l’abitazione del ras Luigi Cifrone

Miano Raid in vico Cotugno: la bomba finita nella camera da letto. Il “bersaglio” non era in casa, in salvo il padre

NAPOLI. Poteva scapparci il morto e forse era questa l’intenzione dei due malviventi in moto che ieri pomeriggio, intorno alle 16, hanno lanciato una molotov contro l’abitazione di Luigi Cifrone, ritenuto uno dei ras di Miano, in vico Cotugno. La bomba artigianale è finita nella camera de letto nell’appartamento provocando rapidamente un violento incendio che ha distrutto alcuni mobili e danneggiando le pareti di due stanze. Il bersaglio dell’attentato non era in casa in quel momento con il padre, riuscito a mettersi in salvo appena in tempo e rimanendo leggermente intossicato dal fumo ma senza aver bisogno di cure ospedaliere. Il figlio è sopraggiunto poco dopo e i due sono stati sentiti dalla polizia, riferendo di non avere subito minacce Sul posto sono accorsi il più in fretta possibile, oltre ai vigili del fuoco che hanno impiegato una mezz’ora per spegnere le fiamme, i poliziotti del commissariato Scampia con il dirigente Bruno Mandato. Investigatori esperti, profondi conoscitori del territorio, che subito hanno messo in relazione l’attentato ai contrasti dell’ultimo anno tra due gruppi malavitosa al momento dominerebbero la scena criminale a Miano: i Balzano e i Cifrone, in contrasto tra loro ma a fasi alterne: prima la guerra, poi la tregua, una nuova escalation di violenza a giugno, il silenzio delle armi da allora fino alla molotov di ieri. Una volta uniti contro i Nappello, i due gruppi sono diventati “scissionisti” e poi si sono a loro volta scissi. Mentre invece, fino a quando il clan Lo Russo ha retto all’urto del primo boss pentito, stavano tutti insieme. Il momento più tragico dell’ultima fase criminale nel quartiere, provocato dalla continua fibrillazione criminale interna al quartiere, c’è stato il 7 febbraio 2018 con il duplice omicidio Palumbo-Mele, ritenuti vicini ai Cifrone. Un agguato clamoroso per modalità e volume di fuoco quello in cui furono uccisi il 52enne Biagio Palumbo, braccio destro del boss oggi pentito Carlo Lo Russo nell’epoca d’oro dei “Capitoni”, e Antonio Mele, 56enne, lo stratega dell’organizzazione malavitosa. Entrambi scarcerati da pochi mesi dopo molti anni di detenzione e vicini in passato al ras Pasquale Angellotti, anch’egli tornato libero da non molto tempo. La pista principale inizialmente seguita dagli investigatori conduceva al gruppo Nappello, ma non sono escluse altre ipotesi. Tanto più che i pochi affiliati ai Lo Russo rimasti liberi in zona, secondo alcuni avrebbero fatto gruppo con i “girati” e secondo altri inquirenti si starebbero riorganizzando da soli.  Del resto, i Lo Russo rappresentano sempre un marchio criminale notevole, anche se i pentimenti dei boss della famiglia hanno dato un colpo all’immagine del gruppo. 

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