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23 Settembre 2019 - 07:30
NAPOLI. Nonostante le retate e l’incessante pressione dello Stato, i camorristi di San Giovanni a Teduccio continuano più che mai a fare affari d’oro. Certo, i rischi del “mestiere” restano elevatissimi: finire in galera, ben che vada. O peggio, in un bagno di sangue. Ma fino a quel momento un capopiazza può tutt’oggi incassare uno stipendio che in alcuni casi arriva fino a 6mila euro mensili. Parola dell’ex narcotrafficante Giuseppe Limatola, alias “’o specchiato”. Uomo di punta del clan Reale-Rinaldi, non ha mai assunto lo status di collaboratore di giustizia ma le sue dichiarazioni spontanee rese dopo il suo ultimo arresto sono state uno dei pilastri sui quali è stata incardinata l’inchiesta che appena un mese e mezzo fa ha consentito alle forze dell’ordine di decapitare l’ultima “cupola” del rione Pazzigno. Finito in manette nel giugno del 2016 insieme al socio Ciro Matrullo, Limatola ha deciso di fornire agli inquirenti della Dda di Napoli una lunga serie di circostanziate informazioni. Quello che viene fuori è a tutti gli effetti il libro mastro del potente cartello Reale-Rinaldi, con tanto di nomi, cognomi e cifre da brividi: «La piazza di spaccio del rione Pazzigno era ed è gestita dal clan Reale, di cui in passato e nel presente ho fatto io stesso parte», ha subito messo in chiaro “’o specchiato”. Con la doverosa premessa che tutte le persone tirate in ballo sono comunque da ritenere estranee ai fatti fino a prova contraria, ecco dunque nel dettaglio le inedite rivelazioni fornite da Limatola: «Il capo del clan è Carmine Reale “’o cinese”, attualmente detenuto, che gestisce gli affari dall’interno del carcere. I gestori e gli organizzatori attuali della piazza di spaccio sono Antonio Reale di Carmine, alias “’o spaghett”; Antonio Reale di Mario, alias “’o ninnill”; Pasquale Reale di Mario, alias “’o nano”; Concetta Vicchiarello, moglie di Mario Reale; Ciro Grandioso “’o mericano”, attualmente detenuto; Salvatore Nurcaro di Mario, alias “’o cacciuottolo”; Pasquale Esposito, alias “detersivo”; Luigi Luongo e Raffaele Nurcato, cugino di Salvatore Nurcaro». Una volta puntato il dito contro i suoi ex “colleghi”, Giuseppe Limatola entra poi nel merito degli affari del clan. Il core business del gruppo Reale-Rinaldi, com’è noto, è da sempre rappresentato dallo spaccio di droghe, sia leggere che pesanti. Un’attività che ancora oggi continua a generare introiti mostruosi ai ras di Napoli Est: «Le persone che ho citato, su disposizione di Carmine Reale, percepiscono una quota settimanale che va da 1.000 a 1.500 euro a settimana in base al ruolo ricoperto all’interno dell’organizzazione. La mia quota era di mille euro». Ed è a questo punto che “’o specchiato” fornire un’ulteriore serie di dettagli: «Altre persone che percepiscono la quota settimanale dei proventi dell’attività di spaccio sono Patrizio Reale, Vincenzo Reale “’a patana”, Lena Luongo, vedova di Antonio Reale e sorella di Luigi Luongo, Alessio Annunziata e Anna Presutto alias “’a pacchiana”. Questi ultimi svolgono l’attività di vedetta e in particolare Patrizio, Vincenzo e Pasquale Reale gestiscono una piazza di spaccio di hashish e marijuana sempre nel rione Pazzigno». Un interminabile elenco di affiliati e fiancheggiatori a busta paga, tutti al servizio di un business che non sembra conoscere crisi.
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