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24 Settembre 2019 - 08:15
È la prima regione del Mezzogiorno per numero di domande: 200mila quelle accolte su 250mila. Iovino (Uil): «È soltanto la panacea a una malattia alla quale non si riesce a trovare ancora una cura. Mancano le politiche in materia occupazionale»
NAPOLI. Ma quale boom in Campania. L’assalto agli sportelli non c’è stato. Né a Napoli né nelle altre province. Il reddito di cittadinanza ha fatto flop. In molti hanno scelto il sommerso, il lavoro effettivo resta una chimera. Delle 960mila domande accolte fino agli inizi di settembre in Italia, secondo dati Inps, 578.938 sono le richieste pervenute dalle regioni del Sud Italia (60,3%). La Campania ha fame di questa forma di sostegno. È la prima al Sud, seguita dalla Sicilia. Il sostegno medio per la pensione di cittadinanza è pari a 239 euro, quello del reddito di cittadinanza 582 euro. Ma in Campania, come in Sicilia, del lavoro nemmeno l’ombra.
LA POSIZIONE DELLA UIL. Camilla Iovino, segretario regionale Uil Campania con delega alle Politiche attive, ricorda che ad oggi, secondo i dati Inps, in Campania le richieste ammontano a più di 250 mila domande, quasi 200 mila quelle accolte. «Anche la pensione di cittadinanza ha avuto le sue richieste con più di 15 mila domande accolte. Le province di Napoli e di Caserta, essendo le più popolate risultano essere anche le più bisognose. Il reddito di cittadinanza misura ancora una volta un divario palese, profondo, tra Nord e Sud, perché del quasi un milione e mezzo di domande presentate su tutto il territorio nazionale, il 60% di richieste proviene unicamente dal Mezzogiorno. D’altronde non è una novità per i nostri territori visti gli alti i tassi di povertà e di disoccupazione». Ma quale tipo di sostegno e beneficio hanno ricevuto concretamente le famiglie da questa misura? «Il sostegno in effetti entra come un’azione ed un beneficio concreto nella vita delle persone, che possono pagare bollette, acquistare beni di prima necessità, pagare il fitto o il mutuo di casa e così via. In media le famiglie che si sono viste accolte le domande hanno ricevuto sui 500 euro col reddito di cittadinanza, con la pensione di cittadinanza, invece, circa 200 euro. Il fatto - aggiunge Iovino - è che, seppur condividiamo la misura, questa forma di reddito è la panacea istantanea ad una “malattia” di cui non si vuol trovare la cura definitiva. La vera e annosa malattia del Mezzogiorno resta la mancanza di investimenti che abbiano effetti a lungo termine e che generino posti di lavoro, premesse essenziali per la crescita individuale di una persona e collettiva. Una cosa è lavorare in un’azienda, avere un’identità, un obiettivo, uno stipendio regolare e poter fare progetti di vita e un’altra, invece, è avere il reddito di cittadinanza. Per quanto può durare? Non ci dimentichiamo che i ragazzi continuano ad emigrare e chi resta, spesso e volentieri, è costretto ad accettare condizioni pessime contrattuali, di diritti, di salario e di dignità in Campania, così come nel resto del Sud».
I RISULTATI DELLA MISURA. Il reddito di cittadinanza prevede anche l’occupazione, ma risultati reali non ce ne sono. «Forse è troppo presto, ma al momento presso i nostri sportelli di caf e patronato Uil risulta solo l’erogazione del sostegno al reddito, non sappiamo di “chiamate” al lavoro, all’occupazione concreta. Molti centri per l’impiego hanno avviato le dichiarazioni immediata di disponibilità, che vanno fatte entro 30 giorni dall’accettazione della richiesta del rdc da parte dell’Inps, altri li stanno ancora avviando. Il punto è: il sostegno c’è perché ci sono le risorse per il momento, ma il lavoro come lo si inventa se non c’è?».
LA VICENDA DEI NAVIGATOR. Intanto è ancora in alto mare la vicenda “navigator”. Un caso unico in tutta Italia. E non si intravedono vie di uscita. «Noi ci troviamo di fronte ad una lama a doppio taglio: da un lato la speranza ed il diritto per molti giovani vincitori di concorso di avere finalmente un’opportunità di lavoro, seppure a tempo determinato, col concorso Anpal per i navigator da impiegare nei centri per l’impiego e dall’altra, la speranza ed il diritto, da più tempo preteso, di chi già lavora in Anpal ed è precario da anni. Si tratta della stessa fame di lavoro e di dignità, seppure in situazioni diverse. Non dovremmo permettere una guerra tra lavoratori, tra giovani, tra fasce vulnerabili. Una soluzione va trovata e non è solo in mano alla Regione, ma anche ad Anpal e al Governo. È necessario che essi diano le giuste risposte a tutti. E mi permetto di aggiungere che in Campania le sacche di precarietà sono esistenti in molti settori, dalla sanità alla scuola, così come negli altri settori della pubblica amministrazione. E poi a proposito di politiche attive, al netto del reddito di cittadinanza, ci sono molti ex lavoratori, penso al bacino di crisi di Caserta o all’area torrese-stabiese, che non hanno né il reddito di cittadinanza, né le vecchie politiche attive di sostegno al reddito, né un posto di lavoro. A loro chi ci pensa? Non sono mica esseri umani di serie B?».
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