Tutte le novità
29 Settembre 2019 - 09:10
“’A Passilona” fu eliminata per dimostrare a tutti la fine della cosca nemica
NAPOLI. Qualche giorno prima di essere uccisa Nunzia D’Amico aveva ricevute minacce esplicite, attraverso uno stretto congiunto, da un componente del clan De Micco. Ma come si fa negli ambienti di camorra non aveva presentato denuncia alle forze dell’ordine, sottovalutando il pericolo e ritenendo erroneamente che in quanto donna non sarebbe stata toccata. Invece con un’azione clamorosa, che poi si è rivelata un boomerang, i “Bodo” eliminarono “Nunziata ’a passilona” azzerando il vertice del gruppo nemico. Ma le indagini successive della polizia, in particolare della squadra mobile della questura e del commissariato Ponticelli, hanno fatto tabula rasa anche dell’organizzazione criminale più forte. Ecco cosa scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Antonio De Martino a proposito dei giorni precedenti il delitto. «La vittima aveva ricevuto qualche giorno prima dell’agguato delle minacce attraverso......, il quale conformemente a quanto riportato da una fonte confidenziale della squadra mobile, raccontava di essere stato avvicinato pochi giorni prima dell’assassinio da Antonio Autore, componente del clan De Micco e da un altro uomo soprannominato “’o piccione” all’interno di un circoletto nel “Conocal”, i quali avevano rivolto esplicite minacce alla “Passilona”. Secondo l’accusa della procura antimafia che ha avuto l’avallo del gip (e ferma restando la presunzione d’innocenza per tutti gli indagati fino ad eventuale condanna definitiva) Antonio De Martino fu l’esecutore materiale dell’omicidio di “Nunziata” D’Amico mentre Flavio Salzano (ex D’Amico passato con i De Micco) aveva organizzato l’agguato. Quest’ultimo ad agosto 2016 è stato ucciso mentre era latitante con un altro fuoriuscito dal gruppo dei “Fraulella” ed è probabile che pagò con la vita il cambio di bandiera o il fatto di sapere troppo. A carico dei “sospetti” per l’omicidio della donna ras ci sono una serie di indizi e le dichiarazioni di 2 collaboratori di giustizia: Rocco Capasso e Nunzio Daniele Montanino. Antonio De Martino non è un volto nuovo per gli investigatori che seguono la camorra di Ponticelli. L’altro giorno ha ricevuto il provvedimento restrittivo in carcere, dove si trova con l’accusa di aver ucciso a dicembre 2016 Salvatore Solla detto “Tore ’o sadico”, vicino ai De Luca Bossa. Contro di lui hanno puntato il dito i pentiti Rocco Capasso e Nunzio Daniele Montanino, con quest’ultimo che ha indicato il mandante in Luigi De Micco, a carico del quale però non è stata emessa alcuna misura cautelare per mancanza di indizi sufficienti. L’omicidio di Nunzia D’Amico, commesso il 10 ottobre 2015, secondo gli inquirenti è stato frutto di una precisa strategia da parte del clan De Micco, con l’obiettivo non solo del controllo assoluto delle piazze di spaccio del Conocal ma anche per dimostrare a tutti in maniera plateale che i D’Amico erano stati annientati. Colpire “Nunziata ’a passilona” all’interno della propria roccaforte costituì un gesto eclatante che aveva lo scopo di rendere evidente la fine dell’organizzazione nemica.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo