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29 Settembre 2019 - 20:31
È accaduto nell'ospedale di Piedimonte Matese, la donna era testimone di Geova
PIEDIMONTE MATESE. «Sono 30 anni che faccio il chirurgo ed è la prima volta che rimango impotente contro una decisione drastica di una mia paziente che per motivi religiosi rifiuta le cure e muore». Commenta così il primario del reparto di chirurgia dell’ospedale civile di Piedimonte Matese, Gianfausto Iarrobino, dopo che una donna di 65 anni, originaria dell’alto casertano, testimone di Geova, è deceduta per emorragia causata da una gastrite, perché così come aveva dichiarato al momento del ricovero “a causa di motivi religiosi non poteva accettare trasfusioni di sangue”. «Ho lasciato sulla mia pagina social un commento amaro su questa triste storia e non pensavo che avesse tanto scalpore. Ho ricevuto tante telefonate da colleghi e amici che la pensano come me. Rispetto le idee di tutti ma il mio compito è fare di tutto per salvare una vita umana. Sono rimasto basito - prosegue il chirurgo - perché la donna poteva salvarsi come è successo in due altri casi, sempre persone testimoni di Geova. In un episodio avemmo l’autorizzazione dal tribunale dei minorenni perché il ragazzo non aveva ancora 18 anni e in un altro caso il paziente non era cosciente e quindi in quel caso non c’era l’espressa volontà del ricoverato di rifiutare le cure e quindi entrambi i pazienti furono salvati. Venerdì sera, purtroppo, non è andata così, sia la donna che i familiari hanno negato il consenso alla terapia di trasfusione. Quindi non c’è stato nulla da fare» aggiunge con rammarico il chirurgo per il decesso della 65enne per la quale già sono stati celebrati i funerali nella Sala del Regno a Piedimonte Matese. «L’avrei salvata al 100%, ma ha rifiutato ed è morta. I figli ed i parenti solidali con lei. Mi sono scontrato con tutti. Alla fine i figli si sono esaltati dicendo: “mamma sei stata grande, hai dato una lezione a tutti i medici e tutto il reparto”. Mi chiedo: come può una religione permettere ancora oggi un suicidio?» aggiunge Iarrobino. Ma secondo i figli della donna, invece, le cause della morte della madre, non sarebbe conseguenza del rifiuto della trasfusione. «Come testimoni di Geova - affermano - amiamo moltissimo la vita. Quando nostra madre si è sentita male l’abbiamo portata subito in ospedale perché venisse curata nel modo migliore possibile. Abbiamo anche rispettato la sua decisione di non ricevere trasfusioni di sangue, consapevoli che esistono strategie mediche alternative che funzionano molto bene, anche in casi delicati. Purtroppo - proseguono i figli della donna - quando nostra madre ha chiesto ai medici di curarla con ogni terapia possibile tranne che col sangue i medici non le hanno somministrato prontamente farmaci che innalzassero i valori dell’emoglobina. Lo hanno fatto solo due giorni dopo dietro nostra insistenza».
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