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La madre di Vincenzo Priore portò gli “007” sulle tracce dei killer

La madre di Vincenzo Priore portò gli “007” sulle tracce dei killer

NAPOLI. Al lungo elenco di mamme-coraggio e mamme-detective si è aggiunta la genitrice di Vincenzo Priore (nella foto), ammazzato a Secondigliano nel 2012 in conseguenza di una lite in discoteca cui il figlio 21enne non aveva partecipato. A luglio scorso sono stati arrestati i presunti responsabili, Luigi Mango (nel riquadro) e Giancarlo Annunziata, e così si è saputo che la donna aveva dato agli inquirenti un prezioso contributo. Nessuna prova, ma la conferma che nel quartiere c’era un’unica e insistente voce su chi fosse uno dei responsabili: Mango appunto, cognato di Valerio Nappello, luogotenente del clan Lo Russo. Il diverbio, provocato dal getto di spumante sulla testa di uomini e donne che ballavano al piano di sotto, era nato con persone vicine ai Licciardi. Per ben due volte la madre di Vincenzo Priore, che faceva domande in giro per scoprire gli assassini del figlio, si recò dal pubblico ministero della Dda titolare dell’inchiesta. E nel 2014, la seconda volta, disse testualmente al magistrato della pubblica accusa: «Per le voci che ho sentito in giro, il cognato di Valerio Nappello, Luigi Mango, è il responsabile della morte di mio figlio». La donna aggiunse che nella discoteca, in quella tragica sera del 15 novembre 2012, c’erano persone del gruppo Lo Russo e quindi suggeriva agli inquirenti di interrogare qualcuno dei “Capitoni”. Allora, pur non avendo indizi consistenti in zona, gli investigatori di polizia e carabinieri avevano già inquadrato la vicenda, generata da litigio violento nella discoteca di Arzano da un motivo assurdo per le persone normali e invece ritenuto pari a una grave offesa negli ambienti di camorra. Il locale è composto da una sorta di ballatoio in alto rispetto alla pista da ballo e proprio da sopra a un certo punto partì un lancio di spumante verso le persone in basso. Per sfortuna, o forse perché fu un fatto voluto a mò di provocazione. A essere colpiti furono persone gravitanti nell’orbita dei Licciardi, i quali reagirono e cominciò così una violenta rissa terminata con un fuggi fuggi generale all’esterno. Poi la vendetta con gli spari verso il primo bersaglio a tiro. Ci capitò Vincenzo Priore. In particolare la mamma ce l’aveva con il muro di omertà che si era alzato nell’intera zona per proteggere i responsabili. Anche chi sapeva qualcosa si rifiutava di parlare e la donna si sentì isolata, anche se riuscì ad avere qualche informazione utile. Le voci provenienti dal quartiere su Luigi Mango (comunque da considerare innocente fino all’eventuale condanna definitiva) diedero la conferma alla Dda che la pista seguita fino a qual punto era giusta. Ma ci sono voluti altri 5 anni per far scattare la misura cautelare nei confronti dei presunti responsabili, grazie a intercettazioni telefoniche, nuovi riscontri e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. 

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