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01 Ottobre 2019 - 13:26
Fine pena per il reggente, figlio del capoclan Antonio
NAPOLI. È una scarcerazione tanto attesa quanto significativa e mette in allarme gli investigatori anticamorra che si occupano di Ponticelli. Da alcuni giorni è tornato a casa, senza alcuna misura di sicurezza a carico tipo sorveglianza speciale o libertà vigilata, Umberto De Luca, uno dei figli del ras detenuto Antonio detto “Tonino ’o sicco”. Un altro, Emmanuel, è stato arrestato lo scorso 27 agosto. In ogni caso il gruppo sembra essere al momento il più numeroso nel quartiere dopo il kappaò subito dai D’amico, i De Micco e i Minichini. Umberto De Luca Bossa (nella foto) era stato arrestato l’11 gennaio 2017, poco più di due settimane dopo l’omicidio di Salvatore Solla: un 63enne soprannominato “Tore ’o sadico”, vicino proprio ai De Luca Bossa. Così quando il giovane fu sorpreso in strada con una pistola addosso gli investigatori non si meravigliarono troppo: meglio essere pronti a qualsiasi evenienza, anche a un altro agguato, dovette pensare “Umbertino”. Difesa personale o meno, ovviamente i militari della guardia di finanza che l’avevano fermato per un controllo procedettero all’arresto. Salvatore Solla ammazzato il 23 dicembre scorso, Umberto De Luca Bossa, ammanettato l’11 gennaio successivo perché trovato in possesso della pistola. Due episodi non legati direttamente, ma entrambi frutto avvelenato di un forte stato di tensione che esisteva negli ambienti di malavita del quartiere Ponticelli. De Luca Bossa junior girava armato per eventuale difesa personale mentre per la morte del 63enne soprannominato “Tore ’o sadico” la pista battuta è sempre stata una sola e conduceva al clan De Micco, come poi hanno dimostrato gli arresti dei presunti responsabili. Salvatore Solla, 63enne soprannominato “Tore ’o sadico”, era il fratello dell’altrettanto noto Bruno detto “Tatabill” e di Giuseppe. Un gruppo legato in origine ai Sarno e poi ai De Luca Bossa di via Bartolo Longo, con buoni contatti con i Ponticelli di Cercola, anche se ritenuto sostanzialmente autonomo dalle forze dell’ordine Proprio nel cuore del lotto 0 sono entrati in azione due sicari, legati ai De Micco secondo quanto emergerebbe dalle indagini, ferendo a morte il pregiudicato e un 42enne meno conosciuto dagli investigatori: Giovanni Ardu, con vecchi precedenti per droga ma uscito fuori dal giro malavitoso per mettersi a lavorare. Il primo era in pericolo di vita e in serata morì: ben 9 proiettili lo hanno centrato, di cui uno al torace. Ed è la ferita che più preoccupava i medici dell’ospedale Villa Betania, che fecero il possibile. Ma non bastò. Alle 13 e 45 del 23 dicembre si accese l’ennesimo focolaio di tensione negli ambienti di malavita di Ponticelli. Salvatore Solla, che abitava in zona, stava parlando in via Bartolo Longo con Giovanni Ardu, fermatosi alla guida della sua “Mini Cooper” per salutare il conoscente. La macchina era regolarmente accostata e per i sicari, piombati sulla scena a bordo di un’altra autovettura, fu un gioco da ragazzi affiancarsi con atteggiamento disinvolto. Uno scese, fece il giro intorno alla macchina e si è piazzò di fronte al 63enne, seduto al lato del passeggero con lo sportello aperto, facendo fuoco a ripetizione.
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