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05 Ottobre 2019 - 07:00
NAPOLI. Era fidanzato, voleva sposarsi l’anno prossimo e amava il suo lavoro Pierluigi Rotta, originario di Pozzuoli, figlio di un poliziotto in pensione da 2 anni, Pasquale. Da lui il 34enne ucciso ieri con il collega Matteo Demenego a Trieste dai 2 fratelli dominicani, aveva ereditato la passione per la polizia e per ciò che rappresenta la divisa per gli uomini onesti. Così non gli era pesato, dopo essere entrato nell’organico del ministero dell’Interno, trasferirsi nella lontana Trieste, dove era stato assegnato alla sezione Volanti della questura. Lo stesso compito con cui ha concluso la carriera il genitore, sovrintendente capo ancora ricordato con affetto e stima dai colleghi del commissariato di Pozzuoli. «Bravo professionalmente e persona per bene, sempre puntuale e preciso», dice l’ex dirigente Michele Carlino, uno che nell’area flegrea ha lasciato il segno quanto a impegno e risultati nella lotta al crimine. Di Pierluigi Rotta anche nella Questura di Napoli ci sono tracce. Due volte era stato aggregato (trasferito temporaneamente per esigenze di servizio) da Trieste al commissariato di Pozzuoli e nella prima occasione aveva condiviso con il padre la sede di lavoro. Poi il maresciallo Pasquale aveva lasciato la polizia per raggiunti limiti d’età, lasciando con la famiglia anche la casa nel centro di Pozzuoli per un’abitazione a Lago Patria, in territorio di Giugliano. Oltre al 34enne agente, lui e la moglie, partiti ieri sera per Trieste, hanno altri 2 figli: un maschio e una femmina. Una famiglia unita, che molti nel centro flegreo ricordano in una piccola barca guidata dal sovrintendente in pensione. Il Siulp di Napoli ricorda Pierluigi Rotta come un bravissimo ragazzo, attento e scrupoloso e “si stringe intorno ai familiari esprimendo profondo cordoglio”. Ma al tempo stesso il sindacato non risparmia parole dure: “plaudiamo per l’arresto degli assassini, ma facciamo appello al governo perché in queste condizioni non si può più lavorare. Ci auguriamo che questi cruenti e abominevoli episodi inducano tutti noi, i cittadini, la politica, le istituzioni a non dimenticarsi mai che per il solo fatto di indossare una divisa ed essere servitori dello Stato siamo bersagli innocenti di atti di violenza e di qualsiasi genere”. Ieri pomeriggio lo sgomento si è impadronito di tutti coloro che erano in servizio nel palazzone di via Medina. La notizia ha fatto velocemente il giro degli uffici e anche chi non era connesso a internet lo ha fatto per leggere cos’era accaduto. «Una vicenda assurda», il commento più diffuso, che ricorda la tragica vicenda dei due poliziotti della squadra mobile partenopea uccisi nel 1993 a pochi metri dalla questura per una fatale disattenzione. Uno dei dei fermati che erano in macchina sfilò la pistola dalla fondina di uno degli agenti e sparò.
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