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Legato due giorni dai rapinatori: necrosi alle mani. Un “piccolo miracolo” di un team chirurgico all’ospedale Pellegrini

Legato due giorni dai rapinatori: necrosi alle mani. Un “piccolo miracolo” di un team chirurgico all’ospedale Pellegrini

Gli specialisti della mano sono riusciti a restituire funzionalità a un ottantenne vittima di una rapina, rimasto legato per due giorni. Caruso: «Mai visto nulla di simile»

NAPOLI. Riuscire a ripristinare, dopo una delicata operazione chirurgica, l’uso delle delle mani di una persona rimasta vittima di una feroce rapina che avrebbe potuto causare addirittura la perdita contemporanea di tutte e 10 le dita, è il miracolo compiuto dall’equipe medica del Reparto di Chirurgia della Mano dell’ospedale Pellegrini, che resta un’eccellenza nonostante debba fare i conti ogni giorno con un sottodimensionamento dell’organico. La storia è questa. Un uomo di quasi 80 anni, S.A., ha subito il mese scorso una rapina all’interno del proprio appartamento a Trecase compiuta da 3 soggetti. I malviventi, senza nessun ritegno, lasciarono da solo l’uomo legato al letto, con le mani bloccate da una cintura e dal nastro adesivo. L’anziano rimase così per ben 2 giorni, prima di essere liberato appena in tempo dai figli preoccupati di non aver avuto per 48 ore contatti con lui. S.A. sotto shock, è rimasto a lungo ricoverato all’Ospedale del Mare a causa di un’ischemia e per le altre ferite riportate. Ma la cosa anche visivamente più agghiacciante erano le condizioni delle dita di entrambe le mani dell’anziano rapinato, quasi del tutto annerite e con il rischio di andare incontro ad una totale mancata funzionalità. Dopo un mese, però, la speranza si è riaccesa. S.A., nel frattempo in lenta ripresa, è giunto all’ospedale Vecchio Pellegrini dove è stato sottoposto la scorsa settimana ad un delicato intervento chirurgico. A raccontare quella che possiamo definire un piccolo miracolo per come è andata è il dottor Leopoldo Caruso del Reparto di Chirurgia della Mano del nosocomio della Pignasecca, colui il quale ha eseguito materialmente l’operazione. «Abbiamo tagliato con il bisturi le parti morte delle dita e cercando ancora quelle vive creando dei monconi», cioè residui di arti ancora in buono stato. Un’operazione lunga, faticosa ma che ha avuto il merito di avviare il ripristino della funzionalità di almeno alcune dita delle mani: un risultato insperato. «I monconi – l’aggiunta del chirurgo - sono stati creati tra i pollici e le dita ad esse più vicine per creare una mano a pinza consentendo così al paziente di poter riacquistare la prensilità di entrambe le mani». A sottoporsi ad interventi simili, di solito, sono pazienti che hanno subito traumi per colpa dello scoppio tra le mani dei petardi (Capodanno docet). «Un ringraziamento», ci tiene a sottolineare il dottor Caruso, «va alla direttrice della Reparto di Chirurgia della Mano, la dottoressa Angela Penza, al dottor Mauro Fusco, alla caposala del Reparto di Rianimazione e Terapia Intensiva (blocco operatorio) Rosanna Pezone. Tutti loro hanno fatto in modo che si potesse effettuare l’operazione allestendo un’altra sala da quella di solito utilizzata proprio per la gravità della situazione». Questo perché, non fa difficoltà ad ammetterlo il chirurgo, «nella mia carriera non mi sono mai imbattuto in un caso simile a quello della persona in questione. Eppure di interventi difficili ne abbiamo fatti tanti. Mi chiedo come ci si possa accanire così contro un essere umano». S.A. sta seguendo anche un percorso psicologico e riabilitativo per superare quei terribili attimi della rapina. Nei prossimi giorni, conclude Caruso, «il paziente sarà sottoposto ad un nuovo intervento», per continuare nel miracolo della ripresa dell’uso delle mani di una persona alla quale la cattiveria umana ha reso un tributo non dovuto.

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