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09 Ottobre 2019 - 07:00
Fuochi e blocchi stradali, notte ad alta tensione dopo la scarcerazione dei Casella
NAPOLI. Un intero rione, o quasi, a festeggiare. Un blocco della circolazione stradale per far passare le autovetture con a bordo i componenti del gruppo Casella di ritorno dal carcere mentre esplodevano fuochi d’artificio e petardi. Un quarto d’ora di fuoco tra in stile festa di paese che ha attirato, l’altro ieri sera in via Franciosa e dintorni a Ponticelli, la curiosità degli automobilisti fermi in macchina per cause di forza maggiore che non riuscivano a comprendere. Il buio è stato illuminato dai giochi di colore in cielo e così la manifestazione di giubilo si è avviata a conclusione. Negli ambienti di camorra esistono due modi di festeggiare scarcerazioni, arresti o omicidi (di affiliati rivali ovviamente). Nel primo caso non c’è polemica o segnale minaccioso ai nemici, ma si tratta di una maniera di rappresentare la felicità tutta interna all’organizzazione criminale di cui fanno parte gli ex detenuti. Nel secondo invece si vuole far sapere agli avversari che si è contenti delle disgrazie capitate loro: una cattiveria indubbiamente, ma nessun componente di bande criminali aspira al premio bontà o al Nobel per la pace. La scarcerazione dei 13 presunti affiliati ai Caselli (tra cui i ras Giuseppe, Eduardo e Vincenzo) è stata inaspettata e clamorosa per le modalità con cui è avvenuta: l’inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali in quanto non autorizzate. Altrettanto inaspettata è stata la festa per il ritorno a casa, nel quartier generale di via Franciosa, degli ormai ex detenuti: i 3 fratelli Casella, Annamaria Milzi, Luigi Aulisio, Giuseppe Milzi, Enrico Borrelli, Alfonso De Luca, Ida Austero, Antonio Austero, Salvatore De Stefano, Giuseppe Righetto e Pasquale e Pasquale Errico. Cosicché le forze dell’ordine sono arrivate a cose fatte, anche perché il tutto si è svolto rapidamente, ma polizia e carabinieri contano di risalire agli organizzatori della manifestazione non autorizzata valutare l’entità delle sanzioni (anche amministrative). Intanto anche il clan Casella sarebbe entrato nel maxi asse di malavita, con alleanze a San Giovanni a Teduccio e Barra, in contrasto con i De Micco-“Bodo”. E l’ultima novità investigativa che riguarda il quartiere, la cui situazione è sostanzialmente cristallizzata in quanto a schieramenti e contrasti. È un accordo a tutto campo quella che ha riunito sotto un’unica bandiera i De Luca Bossa e i Minichini di Ponticelli, i Rinaldi e i Reale di San Giovanni a Teduccio e gli Aprea di Barra. L’ asse di malavita è andato allo scontro, a colpi di “stesa” e con un agguato terminato con un ferimento, con i Mazzarella-D’Amico (“Gennarella”) a San Giovanni e i De Micco a Ponticelli. In quest’ultimo quartiere la resistenza dei “Bodo”, ridotti ai minimi termini da un punto di vista numerico con due operazioni della polizia, sarebbe ricominciata per un periodo con la presenza in zona di Francesco De Martino e Umberto Dello Iacolo per poi terminare quando i 2 non si sono più visti. In ballo c’è il controllo del territorio per l’imposizione del “pizzo” sulle “piazze”. Proprio il clan De Micco ha impiantato il sistema su larga scala, imponendo non più l’acquisto della sostanza stupefacente. Per essere lasciati tranquilli i trafficanti bastava che pagassero la quota stabilita, organizzando poi a piacimento la vendita. Unica eccezione il Conocal, dove il clan D’Amico operava attraverso propri pusher.
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