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09 Ottobre 2019 - 08:32
NAPOLI. Maxi-tangente estorsiva al Centro agro alimentare di Volla, il processo di primo grado arriva alle battute conclusive e i tre aguzzini del “sistema” di Napoli Est incassano condanne comprese tra i quattro e i cinque anni di reclusione. Pene sostanziose, ma a onor del vero piuttosto inferiori rispetto a quelle richieste dal pubblico ministero. Con il verdetto pronunciato ieri mattina dal gip Maria Laura Ciollaro cala dunque il sipario su un’inchiesta delicata, andata in porto nell’aprile scorso soprattutto grazie al coraggio di un imprenditore del settore della logistica che, dopo essersi visto recapitare una richiesta di pizzo da 20mila euro, aveva deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine. Concluse le indagini e ottenuto il rinvio a giudizio, il processo è stato dunque celebrato con il rito abbreviato. Alla sbarra sono così finiti il ras Antonio De Luca, difeso dall’avvocato Giuseppe Perfetto; Giovanni Belvedere, difeso da Francesco Schettino; e Francesco Guida, difeso da Ciro Ottobre. I tre imputati hanno dovuto rispondere dell’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Imputazione per la quale il pubblico ministero aveva invocato 7 anni di reclusione per De Luca, e 6 anni e 10 mesi a testa per Belvedere e Guida. Il gip Ciollaro ha però accolto fino a un certo punto la requisitoria del pm, condannando il primo, nonostante la recidiva specifica e infraquinquennale, a 5 anni e 4 mesi; mentre i secondi a 4 anni di cella. La vicenda che ha portato all’arresto degli aguzzini in odore di clan risale all’alba del 20 dicembre dello scorso anno, quando i tre imputati, nel corso di tre diverse e ravvicinate “bussate”, hanno fatto visita agli uffici della Frigo Sud pretendendo, prima da un impiegato e poi addirittura dal direttore, il versamento di una maxi-tangente: «Ci dovete dare qualcosa per i carcerati, 20mila euro entro il 23 dicembre. Fino ad ora siete stati tranquilli, ma se non ci arrivano i soldi questa tranquillità finisce», fu la richiesta avanzata dal commando. A riferire i contenuti di quella inquietante conversazione furono proprio i vertici dell’azienda di logistica operante all’interno del Caan di Volla, i quali a strettissimo giro di posta decisero di rivolgersi alle forze dell’ordine chiedendo aiuto: dell’accaduto furono infatti informati i carabinieri, i quali, dopo aver raccolto la denuncia, avviarono l’attività di indagine. Determinanti ai fini dell’inchiesta si sono in particolare rivelate non soltanto le dichiarazioni rese dalle vittime, ma anche le immagini catturate dalla telecamera di sicurezza di una piattaforma attigua alla Frigo Sud. I frame mostrarono infatti l’ingresso di Belvedere, Guida e De Luca proprio negli uffici dell’azienda. L’odioso sopruso non è però passato sotto traccia e, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, il trio è stato assicurato alla giustizia e da ieri anche condannato.
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