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Campo Rom di via Gianturco, il Comune brancola nel buio

Campo Rom di via Gianturco, il Comune brancola nel buio

NAPOLI. Un insediamento le cui caratteristiche sono perlopiù sconosciute agli uffici competenti del Comune, che ignorano anche quanti abitanti vi risiedano. Il campo rom di via Emanuele Gianturco è avvolto in una sorta di mistero, che Palazzo San Giacomo dice di voler quanto prima svelare.

IL CAMPO SCONOSCIUTO. Tranne per il fatto che l’insediamento sia sorto nel 2017, dopo un certo peregrinare in diversi punti del territorio dei rom, senza che qualcuno lo abbia autorizzato - in gergo tecnico si definisce “non tollerato’’ - del campo in questione poco o nulla si sa, anche se lo si guarda con gli occhi delle istituzioni. In che condizioni è il campo? Ha particolari criticità? Qual è numero di cittadini originari dell’Est ivi presenti? Per ora le notizie appaiono vaghe. Come ammesso nella recente commissione Welfare dall’assessore alle Politiche integrative Laura Marmorale e dal responsabile dell’Unità operativa Rom del Comune di Napoli Vicenzo Esposito, per il campo di via Emanuele Gianturco manca il quadro d’insieme, a partire proprio dal censimento delle persone. Colpa anche di una struttura comunale deficitaria nell’organico. Dice la Marmorale: «Abbiamo subito un taglio sull’Unità operativa Rom. Ciò ha portato ad un affaticamento nello svolgimento di tutte quelle attività che ci eravamo prefissati» legate anzitutto proprio «all’avvio di percorsi di iscrizione e regolarizzazione anagrafica per i rom» di cui invece si ha maggiore contezza nei campi autorizzati come quello di via Circumvallazione Esterna a Secondigliano, dove però gli uffici comunali preposti hanno intenzione di effettuare degli approfondimenti data l’attuale mancanza della vigilanza sociale, invece garantita h24 da diverse cooperative ad esempio in via del Riposo a Poggioreale, e al centro Deledda di Soccavo». Il censimento del campo di via Emanuele Gianturco «verrà fatto - assicura il responsabile dell’Unità Operativa Vincenzo Esposito - anzitutto per far percepire agli abitanti di quel nucleo che c’è qualcuno ad occuparsi di loro. Per quel campo siamo al limite tra un suolo privato e comunale e non possiamo non sapere cosa succede». Tra i campi “non tollerati’’ c’è anche quello di via Cupa Perillo a Scampia mentre “tollerato’’ è quello di Barra dove l’amministrazione comunale ha provveduto ad installare fontanine e servizi igienici.

I NOMADI PRESENTI A NAPOLI E I PROGETTI. Facendo una panoramica generale, attualmente a Napoli vivono circa 1.800 cittadini rom di origine slava e rumena. L’etnia slava ha un radicamento sul territorio più antico, risalente soprattutto agli anni coincidenti con la guerra dei Balcani degli anni ’90. La popolazione rumena, invece, è più incline a mantenere un rapporto con la madrepatria con i cittadini che vi fanno anche momentaneamente ritorno. A Secondigliano ci sono circa 400 abitanti, altri 400 ce ne sono a Cupa Perillo. A Poggioreale vivono 125 persone divisi in 33 nuclei familiari. In relazione ai processi di inclusione scolastica, sono 450 i ragazzi rom coinvolti in progetti comunali di scolarizzazione. Per 110 di questi,  divisi tra il campo di Secondigliano (circa 80) e via del Riposo a Poggioreale (circa 30), è previsto anche un servizio di trasporto scolastico. Per favorire l’inclusione dei nuclei familiari rom, il Comune si è affidato al progetto denominato “Ali Rom’’, finanziato con fondi Pon Metro. Attraverso associazioni aggiudicatarie tramite bando, ai cittadini rom che lavorano sarà data la possibilità di regolarizzare le attività ed anche i nuclei familiari che molto spesso nell’antropologia rom significa famiglia allargate anche a 90 o 100 persone.     

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