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17 Ottobre 2019 - 07:07
NAPOLI. È un’intimidazione che potrebbe riaprire la guerra tra i Contini-Sibillo e i Mazzarella-Buonerba, i cui referenti ai Decumani sono i Perez-Iodice. Erano le 4, nella notte tra martedì e mercoledì, quando 2 uomini con il volto coperto da caschi hanno appiccato il fuoco a una Panda parcheggiata in vico Santi Filippo e Giacomo. Un’autovettura nella disponibilità di una 22enne incensurata, ma non una donna qualunque: Carmela Bruna Matteo, compagna del ras detenuto Antonio Napoletano “’o nannone”, anch’egli 22enne, sospettato di essere uno dei più pericolosi killer della città e legato fin da ragazzo a Emanuele Sibillo. L’incendio si è sviluppato rapidamente e ha coinvolto una Smart parcheggiata affianco alla Panda. Gli investigatori, una volta accertata la proprietà della Fiat, hanno subito pensato che i malviventi avessero puntato a quella macchina. Poi i vigili del fuoco hanno confermato sia l’origine dolosa che il punto di partenza delle fiamme e il quadro per gli esperti poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Vicaria-Mercato si è fatto più chiaro. La pista più seguita conduce a un attacco ai Sibillo ancora più forte delle scritte cancellate a San Gaetano, tanto più che il luogo è vicino a dove stata realizzata l’edicola votiva con il busto di Emanuele (ucciso da pistoleri dei Buonerba nel corso di un conflitto a fuoco il 1 luglio 2014). A dare l’allarme sono stati alcuni abitanti della zona, svegliati dal crepitio delle fiamme e dal bagliore delle fiamme. In pochi minuti a vico Santi Filippo e Giacomo sono giunti i pompieri e i poliziotti di Vicaria-Mercato con i colleghi dell’Ufficio prevenzione generale della questura, i quali hanno subito pensato a un evento doloso e non accidentale. Ipotesi confermata dai pompieri e da un forte odore di benzina, versato sulla Panda prima di dare fuoco con un accendino. L’incendio si è poi propagato alla Smart, parcheggiata affianco in strada. Le indagini, una volta accertata la proprietà dell’automobile, hanno imboccato subito la pista camorristica e in particolare quella dei contrasti tra i due gruppi, protagonisti della faida culminata nell’omicidio del giovanissimo ras Emanuele Sibillo. A fasi alterne i clan hanno mostrato i muscoli anche in seguito, ma l’arresto di Pasquale Sibillo detto “Lino” (fratello di Emanuele) è stato un duro colpo per l’organizzazione malavitosa con base ai Decumani, alleata dei Contini ed entrata in guerra con i Buonerba-Mazzarella-Perez-Iodice. Ma mentre la prevalenza di questi ultimi si stava affermando sono intervenuti alcuni arresti tra le loro file e così la situazione sembrerebbe riequilibrarsi. L’attentato dell’altra notte potrebbe riaprire il fronte, soprattutto se si rivelerà giusta l’ipotesi di alcuni investigatori: la macchina incendiata potrebbe essere un messaggio diretto a costringere la vittima a lasciare il quartiere. Oppure un segnale ai fedelissimi di Antonio Napoletano e allo stesso 22enne detenuto.
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