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19 Ottobre 2019 - 07:22
In cella il 39enne di Arzano per la morte del tifoso interista Daniele Belardinelli. Il suo legale: «Arresto a effetto»
NAPOLI. “Ma qual omicidio, chill se vuttat iss annanz a machina, frà”. Così Fabio Manduca, il 39enne di Arzano arrestato ieri mattina dalle Digos di Milano e Napoli, raccontava la tragica morte per investimento stradale di Daniele Belardinelli prima di Inter-Napoli del 26 dicembre 2018. Ma per gli investigatori della polizia, la procura meneghina e il gip che ha firmato il provvedimento restrittivo, il presunto ultras del Napoli calcio con amicizie tra i “Mastiffs” della”della curva A non diceva la verità all’amico con cui parlava a telefono senza immaginare di essere intercettato. O forse, temendolo, voleva giustificarsi lanciando l’ipotesi di un incidente inevitabile. Di sicuro, scrive il giudice per le indagini preliminari nella misura cautelare, “ha piena consapevolezza” di aver travolto un uomo con la Renault Kadjar affittata all’aeroporto. Con Fabio Manduca, che lavora nell’impresa di trasporto funebre di famiglia, in macchina c’erano 4 amici che saranno interrogati nei prossimi giorni. Sono ancora indagati a piede libero per concorso in omicidio volontario, ma se le loro dichiarazioni saranno ritenute veritiere si aprirà la strada del proscioglimento. Il 39enne invece, assistito dall’avvocato Dario Cuomo, dovrà difendersi da gravi contestazioni e sospetti su presunti rapporti con esponenti di malavita conosciuti allo studio. Secondo gli inquirenti milanesi, ma non c’è alcun riscontro a Napoli, l’uomo avrebbe avuto legami con il gruppo che faceva capo allo stadio San Paolo a Gennaro De Tommaso detto “Genny a carogna” (oggi collaboratore di giustizia). Il legale che lo difende lo smentisce nella misura più completa: «ha qualche precedente per reati minori, ma nessun legame di tipo camorristico». Manduca, che nel corso delle complesse indagini di questi mesi, ha scelto sempre di avvalersi della facoltà di non rispondere, è accusato di aver accelerato, alla guida di una Renault Kadjar che faceva parte della carovana degli ultras napoletani, quando, proprio all'inizio degli scontri, un gruppo di ultrà interisti invase la strada con un assalto programmato a colpi di mazze, coltelli e bastoni. Il 39enne, dopo aver superato un'Audi A3, avrebbe puntato dritto al gruppo di ultras rivali, investito volontariamente Belardinelli (39 anni, ultrà del Varese, tifoseria gemellata con quella interista), passando sopra il corpo e proseguendo poi la marcia. L'individuazione dell'investitore è stata possibile, da quanto si è saputo, grazie ad un lungo e meticoloso lavoro degli investigatori della Digos sui filmati delle telecamere della zona, frammento dopo frammento. Altri elementi sono arrivati, poi, dalle intercettazioni telefoniche, dall'incrocio delle versioni rese da alcuni indagati per gli scontri e anche dagli esiti di alcune perizie (disposte dal gip in incidente probatorio) biologiche e anche sulle condizioni della macchina che venne sequestrata, assieme a diverse altre. Manduca sarà trasferito in una delle carceri milanesi per essere interrogato dal gip Guido Salvini lunedì.
Sul profilo Facebook foto e frasi di Raffaele Cutolo e “Il padrino”. “Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini”. È una delle frasi pronunciate da Raffaele Cutolo, capo della Nuova camorra organizzata, postate sul profilo Facebook dell’ultrà arrestato, insieme all’immagine dell’ex boss. E non solo. Tra gli altri post, un'immagine del film “Il padrino” con su scritto “chi ha tradito ... tradisce e tradirà ... perché infami non si diventa ... si nasce” e alcuni post intitolati “’O sistema” con frasi del tipo: “anche l'uomo più forte al mondo ha bisogno di avere una donna al suo fianco, perché quando la sua vita è un casino, proprio come in una partita a scacchi, la regina protegge sempre il suo re”. I legami con i clan della camorra da parte di Manduca, emergono dal coinvolgimento in passato dell'impresa di pompe funebri dell'ultrà e di suo fratello in un'indagine degli investigatori napoletani. Quest’ultima ha portato al sequestro di alcune società di servizi funebri legate alla famiglia dei Cesarano, a sua volta collegata ai clan della camorra dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano.
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