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20 Ottobre 2019 - 07:00
È la consorte di Giovanni Ingenito, condannato per il racket a “Di Matteo”
NAPOLI. Continua il momento decisamente no del clan Sibillo di piazza San Gaetano. Pochi giorni fa il gruppo salito alla ribalta della cronaca nera come la “paranza dei bambini” era tornato a far parlare di sé per via del raid incendiario subito dall’auto di Carmela Bruna Matteo, compagna del babykiller Antonio Napoletano “’o nannone”, braccio destro e amico del cuore del defunto boss Emanuele. Ieri è stato invece il turno della sorella Valentina Matteo, la quale, dopo aver occupato abusivamente un appartamento di proprietà dell’Iacp, ha visto la polizia di Stato bussare alla porta dell’abitazione per recapitarle un ordine di sfratto.
La donna, 27 anni e nessun precedente penale alle spalle, è comunque ritenuta dalle forze dell’ordine molto vicina al clan che fino all’estate del 2015 insanguinò i vicoli del centro storico di Napoli nell’ambito della feroce faida contro i Mazzarella-Buonerba di via Oronzio Costa. Matteo è infatti la moglie del 24enne ras Giovanni Ingenito, finito in manette nel marzo scorso per il giro di estorsioni imposte dal clan Sibillo alla pizzeria Di Matteo di via dei Tribunali. Tornando invece ai fatti di ieri mattina, a eseguire il blitz sono stati gli agenti del commissariato Decumani, i quali sono entrati in azione in vico Santi Filippo e Giacomo, in pratica la roccaforte della “paranza dei bambini”. In seguito alla denuncia presentata dall’Ente pubblico proprietario del bene, l’appartamento abusivamente occupato è stato sottoposto a sequestro preventivo e affidato in giudiziale custodia all’amministratore dell’Istituto dopo essere stato liberato da masserizie ed effetti personali degli occupanti abusivi. Valentina Matteo non ha comunque opposto resistenza all’arrivo dei poliziotti. La donna, incensurata, è legata sentimentalmente a Giovanni Ingenito, 25 anni da compiere il prossimo novembre, ed è stata denunciata per invasione di edifici e danneggiamento. Ingenito è il cugino dei due babyboss della “paranza dei bambini” Emanuele e Pasquale Sibillo: il primo ucciso dai cecchini del clan Buonerba durante un’incursione armata la notte del 2 luglio del 2015, l’altro in carcere dal novembre dello stesso anno. Ingenito è stato arrestato nel marzo scorso insieme a Vincenzo Sibillo, papà di Emanuele e “Lino”, Giovanni Matteo e Giosuè Napolitano, padre di Antonio Napoletano (il cognome diverso è dovuto a un errore nella trascrizione all’anagrafe). Tutti dovevano a vario titolo rispondere dell’accusa di aver “spremuto come limoni” la pizzeria Di Matteo. Per quella raffica di tangenti imposte a suon di violenze e minacce i quattro sono stati condannati a settembre in primo grado: sette anni per Vincenzo Sibillo, dieci per Giovanni Matteo e Giovanni Ingenito, otto per Giosuè Napolitano. Nonostante gli arresti e le condanne tutt’altro che lievi, il gruppo di “mala” di piazza San Gaetano continua però a far parlare di sé.
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