Cerca

Ultras travolto e ammazzato: uno scooter spia diede il via

Ultras travolto e ammazzato: uno scooter spia diede il via

Due testimoni oculari: «Partì un razzo e arrivò il commando»

NAPOLI. Un fuoco d’artificio come segnale lanciato in aria da un scooter spia, con in sella due ultras interisti, qualche minuto prima dell’assalto al corteo di tifosi del Napoli in via Novara, poco dopo lo svincolo della Tangenziale meneghina. Ecco come nacque, secondo gli inquirenti, la guerra a colpi di mazze e bastoni del 26 dicembre 2018 che portò alla morte di Daniele Belardinelli, per la quale è in stato d’arresto da venerdì mattina il 39enne Fabio Manduca di Arzano. Indagato per omicidio volontario e difeso dall’avvocato Dario Cuomo, comparirà domani o al massimo martedì davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia.
I poliziotti della Digos di Milano, con i quali hanno collaborato in alcune importanti fasi gli omologhi napoletani, hanno ricostruito minuto per minuto ciò che accadde in quella tragica sera, poco prima che a due chilometri di distanza cominciasse la partita Inter-Napoli allo stadio San Siro. Proprio partendo dal razzo segnalatore lanciato in aria alle 20 e 33 è stato possibile con l’aiuto di immagini di telecamere pubbliche e private e le dichiarazioni di tifosi partenopei a delineare il ruolo dei due “specchiettisti” in movimento in sella allo scooter.
Gli ultras interisti, purtroppo non ancora identificati, erano complici degli assalitori armati in agguato poco più avanti nel percorso obbligato che doveva seguire il corteo di vetture con i tifosi azzurri. Così in sella allo scooter hanno seguito le macchine partenopee per poi superarle tutte, in un punto prestabilito e vicino al luogo in cui c’erano teppisti da stadio in attesa, e lanciare il fuoco d’artificio. Qualcuno tra i supporter napoletani ha notato quel mezzo e con il senno di poi ha capito.  Ecco infatti cosa ha dichiarato agli invesigatori della Digos G.D.M, che era a bordo di una delle automobili dirette allo stadio San Siro. «Ricordo che mentre viaggiavamo ho notato di essere stato affiancato sul lato destro da un ciclomotore con due persone a bordo, dopo notavo qualcosa lanciato in aria e da quel momento sono sbucati da alcune stradine decine di persone travisate e armate». 
L’accensione e il lancio del razzo sono stati confermati anche dalle dichiarazioni di A.C. (anch’egli tifoso napoletano) il 9 gennaio scorso in sede di sommarie informazioni: «Mentre viaggiavamo c’è stato un lieve rallentamento e a un certo punto ho notato che fasci luminosi determinati dall’accensione di razzi e ho sentito delle esplosioni. Immediatamente dopo ho notato che sbucava da una strada laterale un gruppo di persone, presumibilmente un gruppo di tifosi interisti come poi si è visto».
Per gli inquirenti che hano lavorato incessamente alla soluzione del caso non ci sarebbero dubbi sul fatto che quel fuoco d’artificio rappresentasse il segnale per gli ultras interisti in agguato nel parco di via fratelli Zoia, i quali, ricevuto il segnale, si riversarono in strada e la percorsero di corsa fino all’incrocio con via Novara. Uno di essi, identificato, arrestato e condannato per rissa, il razzo serviva per far capire agli altri che era il momento propizio per far scattare l’aggressione. Un blitz finito tragicamente.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori